sabato 11 luglio 2015

#LaDedicaDellaSettimana n.14 alla memoria degli 8372 di Srebrenica venti anni dopo, genocidio nel dopoguerra europeo

Siamo tutti oggetto di manipolazione e disinformazione organizzata. Le notizie sono semplici fatti, sta a chi informa diffonderle o manipolarle. La narcolessia mediatica è proprio quella che ci propina chi oscura e manipola il mondo dell'informazione. Cercare di uscire da questo sistema perverso è dovere di qualsiasi essere pensante.

La dedica della settimana 

La storia è fatta di tante cose, si dice sempre che sono i vincitori a scriveral, ma altre volte è il sangue versato dalle vittime che costringe a parlarne. Parlarne, sì perché possiamo fare questo e poco altro, sembra poco, ma in realtà riscoprire una memoria dimenticata aiuta a riprendere elementi del passato abbandonati tra le tante distrazioni del presente. Continuiamo a dimenticare gli insegnamenti della storia e continuiamo a commettere gli stessi errori sempre.


















Con la dedica della settimana n.13 bisogna fare un viaggio breve nella memoria, ma molto duro, il ricordo corre a venti anni fa, a quella terribile guerra civile che fu combattuta in Jugoslavia nella prima metà degli anni novanta e che fu un vero e proprio bagno di sangue.
Il ricordo va a quel terribile 11 luglio del 1995 e a quel terribile massacro, in cui, circa ottomila uomini e bambini bosniaci musulmani vennero massacrati dalle truppe del Generale Ratko Mladić e dai gruppi paramilitari ultranazionalisti provenienti dalla Serbia, davanti a circa quattrocento soldati olandesi che erano lì in funzione di peacekeeping, ma non fecero nulla per evitare il massacro. Sono venti anni, venti lunghissimi anni da uno dei più grandi genocidi compiuti in Europa nel dopoguerra. 
Per non dimenticare...
















Sarebbe meglio non fosse
piuttosto che sia
così
come oggi è
la nostra Srebrenica
Nulla di morto né di vivente
in lei
può più abitare
Sotto un cielo plumbeo
l'aria di piombo
mai nessuno
ha imparato
a mettersi nei polmoni
Da lei fugge tutto
ciò che ha gambe
con le quali possa
e sappia dove
fuggire
Da lei fugge tutto
anche ciò che da nessuna parte
se non sotto la terra nera
può fuggire...


 tratto da 
Le lacrime delle madri di Srebrenica
(Abdulah Sidran)



I fatti di Srebrenica 

















Nel 1995 la guerra di Jugoslavia si concentrava soprattutto in territorio bosniacodiviso tra maggioranza musulmano croato e minoranza  serbo bosniaca che voleva unire la parte del territorio e creare una grande Serbia. Le violenze e gli attacchi continuavano senza che le forze internazionali si muovessero seriamente, dimostrando la paralisi del sistema Onu, fermo tra veti incrociati e incapace di decidere alcunché. Alcune zone della Bosnia furono denominate no-fly-zone e alcune città furono messe sotto protettorato internazionale, con l'invio di alcune forze di peacekeeping. In sostanza, la comunità internazionale si dimostrò davvero debole davanti all'aggressività dei serbo bosniaci che prendevano invece sempre più coraggio, forti della retorica di Milosevic e Karadzic e dell'incapacità dell'occidente di agire, proseguivano con bombardamenti su Sarajevo e azioni di forza e di violenza.

















Il culmine fu raggiunto l'11 luglio 1995, quando le forze guidate da Mladić, marciarono verso Srebrenica, una di quelle città della Bosnia orientale posta sotto protettorato olandese - Onu, colma di profughi musulmani terrorizzati dalle violenze serbe. Il mandato Onu che proteggeva Srebrenica si concretizzava in un contingente di 400 soldati olandesi peacekeeper che deposero pacificamente le armi quando arrivarono gli uomini di Mladić. 
Il contingente olandese quindi restò fermo a guardare mentre i serbobosniaci decisero di rastrellare la comunità musulmana, separando gli uomini e i ragazzi dalle donne. Mladić diede la sua parola ufficiale che non sarebbe stato fatto nulla ai "prigionieri", ma in realtà fece marciare i maschi e i ragazzi di appena 13 anni nei campi intorno alla città e ne ordinò l'esecuzione seduta stante. I corpi furono sepolti in fosse cmuni scoperte solo anni dopo quando finalmente la comunità internazionale aprì l'inchiesta su Sebrenica.

















Il lieto fine fu solo per i soldati olandesi che riuscirono a ritornare a casa sani e salvi. Il massacro della vergogna, fu  un vero crimine internazionale di guerra, un genocidio compiuto sotto gli occhi di osservatori internazionali, giudicato cos' dalla Corte internazionale di giustizia.

Le responsabilità della realpolitik 






Oggi si scopre che le potenze occidentali conoscevano le intenzioni serbe e potevano farlo, intervenendo in tempo per fermare Mladić. Non lo fecero però, perché gli interessi e i giochi politici con Milosevic ebbero il sopravvento.
Da un'inchiesta di Florence Hartman (autrice di Il sangue della realpolitik, il caso Srebrenica) e Ed Vulliamy giornalista dell'Observer, si apprende che Inghilterra, Francia e Stati Uniti conoscevano le internzioni di Mladić di voler cancellare la presenza bosniaca in quella zona, le potenze per bloccare il massacro di Srebrenica, ma non lo fecero per non irritare Milosevic, con cui, di lì a poco avrebbero stretto un accordo, che sarebbe diventato l’accordo di Dayton.
Sebrenica fu insomma un sacrificio umano, ottomila bosniaci musulmani furono dati in pasto alla fame di violenza dei serbi altrimenti non si sarebbe raggiunta la pace nei Balcani. Fu un accordo con Milosevic, lo stesso che qualche anno dopo si sarebbe ripetuto in Kosovo, ma che poi non fu più tollerato.

Il ricordo va a quegli ottomila morti della collina della vergona, assisi sul cranio e sulla coscienza inesistente di un mondo occidentale che non ricorda mai nulla.


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