Nella notte la conclusione della vertenza Almaviva con la divisione imprevista del fronte sindacale che porta alla conferma dei licenziamenti romani con 1666 lavoratori in Naspi, mentre Napoli rimanda tutto a marzo.
Nelle strategie di guerra si dice che il primo obiettivo è quello di dividere il fronte nemico, perché un nemico unito è più duro da battere, se diviso, invece, diventa più vulnerabile.
Nella vertenza Almaviva si è concretizzata questa situazione.
Di fronte alla proposta governativa di congelare i licenziamenti fino a marzo, con la volontà di trattare con l'azienda per la riduzione del costo del lavoro e controllo individuale, i rappresentanti sindacali di Roma hanno deciso per il no alla firma, mentre le rappresentanze di Napoli hanno firmato per salvaguardare l'occupazione e prendere tempo fino a marzo. Di conseguenza è confermata la chiusura del sito di Roma con 1600 lavoratori in Naspi, mentre sono congelati i licenziamenti a Napoli, rimandati a marzo senza un eventuale accordo tra le parti.
Un notte durata tre giorni e una trattativa andata avanti per settimane, senza sosta e senza possibilità di avvicinare le parti. Con l'azienda Almaviva ferma inamovibile sulle motivazioni che l'hanno portata ad aprire la procedura di licenziamenti nei territori di Napoli e Roma; con i sindacati anche loro fermi nel non voler trattare su possibilità di riduzione dei livelli salariali dei lavoratori e di opzioni sul controllo individuale in deroga al contratto nazionale. Tra le due parti, il governo con la vice ministro Teresa Bellanova che oltre ad ammortizzatori sociali e a rimandi, in sostanza non aveva proposte concrete per dirimere la problematica; se non rivendicare un azione di governo fin troppo inefficace per contrastare la crisi di settore.
Una situazione bloccata e paradossale nel cui mezzo c'è il destino dei lavoratori, 2560 lavoratori arrivati allo stremo, con la speranza che la notte del 21 dicembre fosse l'ultima notte prima dell'esito definitivo, quello che nel bene e nel male doveva stabilire il futuro di ogni singola persona.
In realtà ha vinto la politica ed è passata la linea della vice ministro di prendere tempo e rinviare, come già aveva fatto a maggio.
#Almaviva Raggiunta intesa transitoria per evitare licenziamenti. Rsu Napoli firmano e lavoriamo per intesa duratura.Rsu Roma scelgono di no pic.twitter.com/c7N8xT3iNT— Teresa Bellanova (@TeresaBellanova) 22 dicembre 2016
Cosa prevede l'accordo?
Per ora documenti ufficiali non ce ne sono, ma da quello che voci attendibili dicono, si è accettato di congelare i licenziamenti fino a marzo e di avviare poi un tavolo di trattativa dal 30 marzo, al 7 aprile per trovare un accordo sui punti inseriti e richiesti dall'azienda: riduzione del costo del lavoro e controllo a distanza. Durante questo periodo oltre alle verifiche istituzionali, in concertazione con le parti sociali e l'azienda, dal 31 dicembre partirà la cassa integrazione per i lavoratori di Napoli che sarà a zero ore per il mese di gennaio, al 70% per il mese di febbraio e al 50% per il mese di marzo. Ad aprile se si troverà un accordo o se la situazione sarà cambiata si ripartirà con il lavoro, altrimenti automaticamente ci saranno i licenziamenti.