sabato 10 gennaio 2015

Essere Charlie Hebdo, Ahmed e gli altri ostaggi

Oltre ogni retorica non bisogna cadere nella trappola populista dopo i tragici fatti di Charlie Hebdo e di Parigi.





Oggi è difficile anche solo pensare, figurarsi scrivere qualcosa di sensato su questi tragici fatti.
Non si tratta solo di parole, critiche, urla o altro, si tratta di spari, di sangue e di morte.
In gioco c'è tanto, troppo, tutto.


Non ho paura delle rappresaglie. Non ho figli, non ho una moglie, non ho un’auto, non ho debiti. Forse potrà suonare un po’ pomposo, ma preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio.


Le parole di Stéphane Charbonnier, direttore di Charlie Hebdo, nei giorni prima dell'attentato entrano di diritto nella storia.



Le immagini, i video e le notizie entrano invece nel dramma e rimbombano in testa come martelli pneumatici.
Tutto questo è difficile da accettare e da comprendere.
Non si riesce nemmeno a trovare il senso da poter dare alle parole di cordoglio per le famiglie colpite da questa tragedia. Ognuna delle vittime cercava semplicemente di fare il proprio lavoro, non in guerra ma nel proprio quotidiano, in maniera corretta e indipendente, senza alcuna consapevolezza del rischio che stava correndo.Altre, invece, si trovavano lì per caso vittime di un tragico destino.

Pensare che delle vignette satiriche su figure religiose possano scatenare tutto questo è paradossale.


I fatti 

 

Gli eventi drammatici si sono rincorsi frenetici uno dietro l'altro.


Prima l'attentato alla rivista dei due fratelli Said e Cherif Kouachi, ripreso quasi in diretta, con le immagini a immortalare la crudeltà degli assassini che hanno freddato a sangue freddo 11 persone, andando oltre la semplice minaccia alla libertà di stampa.
La tensione è proseguita con la fuga dei due asserragliatisi nel capannone di una ditta a Dammartin-en-Goële, una quarantina di km a nord-est di Parigi e si è conclusa con la loro uccisione nel blitz delle teste di cuoio.


Nel frattempo, l'altro attentatore Amedy Coulibaly, autore dell’agguato d Montrouge in cui una poliziotta è morta e un altro è rimasto ferito, si barricava nel negozio Kosher nella zona Est a Porte de Vincennes con una ventina di ostaggi. Dopo lunghe trattative Coulibaly è stato ammazzato dalle teste di cuoio con un blitz dopo che circa 5 ostaggi venivano freddati dallo spietato terrorista.

Intorno alle 19 AlQaeda ha rivendicato gli atti terroristici minacciando ancora la Francia.
La Francia smetta di attaccare l’Islam, i suoi simboli e i musulmani o ci saranno nuove operazioni.
 Con la fine dell'incubo iniziano i ragionamenti contando le vittime e le responsabilità di un attacco inaudito.

Guerra di terrore populista


L'esecuzione scrupolosa del massacro, gli armamenti degli attentatori e la strategia utilizzata ci porta a pensare che l'attentato sia frutto di un gruppo ben organizzato.
I punti oscuri che bisognerà chiarire con le indagini sono tanti e ancora di più sono le bombe mediatiche da innescare affinché da questa tragedia non ne scaturiscano altre.

Ritorna la paura in Europa e in Occidente e a essere attaccata è quella satira libera che aveva osato non abbassare il capo davanti alle minacce.


Intanto infoca la tensione già diffusa da tempo che si stava rivolgendo verso l'immigrazione straniera e l'europeismo.

Non si sono fatti attendere, infatti, i proclami ultra demagogici di politici come Le Pen o Salvini subito pronti a invocare la pena di morte o la chiusura dei centri di culto musulmani e creando l'ennesimo  generale clima di criminalizzazione di un'intera civiltà.

Un primo punto da sottolineare nei confronti di chi già lancia proclami contro l'immigrazione e gli stranieri, è che  gli attentatori in Francia sono francesi, di origine algerina, quindi nati in Francia e già note alle autorità.
Quella algerina è la minoranza meno integrata in nel Paese, chiusa nei sobborghi delle grandi città, le banlieue, incubatrici dei moti di rivolta giá negli anni scorsi.

Sulle periferie e il degrado come motore d'odio e di rivolta ne ho già parlato qui.

Campagne d'odio 


Partirà l'ennesima criminalizzazione dell'immigrazione che qui c'entra ben poco e l'ennesima criminalizzazione dell'Islam come se tutta una cultura si identifichi nelle azioni di terrore così brutale.
Partirà l'ennesima inutile gara delle religioni  e delle civiltà e la solita spinta alla chiusura nella crisi, alla spinta alla riduzione ancor di più dei diritti e dei controlli, come se i controlli a tappeto giá tanto pervasivi siano servito a evitare i fatti di oggi.

Partirà l'ennesimo pericoloso circolo vizioso in cui odio e paura non faranno altro che peggiorare ancora la situazione.

Siamo tutti Charlie?

 

Intanto sulla strada per la libertà è scorso tanto sangue.
Ci si chiede se sia giusto che il potere di satira vada oltre tutto, anche oltre la sacralità di immagini controverse portate allo sberleffo a rischio e pericolo.
In questo senso le parole di Charb valgono piú di mille risposte.
La satira è proprio questo: contro il potere ci si oppone con una vignetta, l'ironia, lo sberleffo che può offendere e deve farlo. Più c'è il divieto, più c'e la minaccia e più la satira diventa pungente.
Questa lotta, questa libertà, Charb e colleghi l'hanno pagata a caro prezzo.

E ora tutti a commemorare questo grande esempio di coraggio.
Anche in Italia, sono tutti Charlie, tutti lottatori contro il terrorismo e tutti difensori dei diritti.
In fondo alla classifica della libertà di stampa in Europa diventiamo leoni quando sono altri a dimostrare quel coraggio di opporsi che invece noi non troviamo mai.
In memoria di Charlie Hebdo e di tutte le vittime di terrorismo .







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