venerdì 29 maggio 2020

Il Paese degli uomini liberi



Dopo la morte di George Floyd, c'è un Paese in fiamme stanco e infuriato per la violenza da parte della polizia. Trump da sempre saggio cosa fa? Dichiara di voler censurare Twitter perché segnala le sue fake news e per tranquillizzare tutti, minaccia di far sparare sulla folla se le rivolte dovessero continuare.


Tutto riportato su quello stesso social che lui vuole censurare. Twitter per risposta gli segnala il twitt per incitamento alla violenza. Infine, in questa atmosfera pacata, un giornalista della Cnn viene arrestato in diretta televisiva.
Non c'è che dire, un altro gran giorno per il Paese degli uomini liberi.

p.s. Il giornalista arrestato è nero...


mercoledì 27 maggio 2020

Siamo nell'epoca della banalizzazione del male

Ma qui dall'altra parte dell'Oceano non siamo migliori, non siamo da meno. Viviamo nella paura, nell'indifferenza e nell'odio. Con cittadini di serie a, serie b e quelli che fanno il campionato degli invisibili.
Il tutto è bello apparecchiato per gli odiatori seriali, alimentati dalle fake news che contribuiscono a diffondere. Si trasformano in autentici troll, commentatori di odio, ormai impossibili da bloccare. Si è perso il senso della realtà oltre che dell'umano. Si guarda tutto a distanza di uno schermo di uno smartphone, di una tv, di un computer o di una propria convinzione dovuta a ignoranza, razzismo o semplice paura. Distanti dall'empatia si fa il tifo, come allo stadio dove si gridano i peggiori slogan, perché si è persa la percezione della realtà e dell'umanità e si vuole solo affermare la propria propria parte. Restiamo umani non ha più senso. 
Siamo nell'epoca della banalizzazione del male.



I can't breathe

Non riesco a respirare. 

Mi fa male lo stomaco. Mi fa male il collo, dappertutto. Lo state ammazzando grida un passante.
4 minuti di video che danno i brividi.


Non riesco a respirare.

Queste le ultime parole di George Floyd, un nero di 46 anni, morto a Minneapolis, in Minnesota, dopo che un poliziotto gli ha tenuto il ginocchio premuto sul collo per alcuni minuti. 

Non riesco a respirare

E in effetti George Floyd muore pochi minuti dopo. Si può morire in quattro minuti.
Il tutto sarebbe cominciato dopo che un commerciante aveva denunciato George Floyd perché aveva usato una banconota da venti dollari falsa. Gli agenti arrivati poi sul posto lo avrebbero trovato in macchina, a dir loro in condizioni non troppo lucide e Floyd si sarebbe rifiutato di uscire dalla macchina. A quel punto lo hanno messo a terra e ammanettato, accorgendosi che Floyd era in condizioni di salute precarie. Poi la scena, con il ginocchio a bloccare il collo e praticamente a strozzare George Floyd che sarebbe morto pochi minuti dopo in ambulanza. Purtroppo per gli agenti della polizia di Minneapolis, la scena del suo arresto è stata ripresa da alcuni passanti.


domenica 24 maggio 2020

They were us

La pagina del New York Times questa mattina è di una forza prorompente con il nome di tutte le quasi centomila vittime da Covid-19 negli Usa con la provenienza e una piccola frase per identificarne la personalità. Un tentativo di dare un volto a vittime troppo spesso finite nell'elenco freddo delle vittime come semplici numeri.
Quasi tutte le testate italiane hanno ripreso questa pagina.
Molti con toni ammirati.
Quelle stesse testate che hanno fatto del sensazionalismo, delle classifiche tra regioni e dei bollettini l'unica ragione di esistere.
Quelle stesse testate che hanno trattato le vittime di questa immane tragedia come questione puramente di matematica o di strumentalizzazione politica, o peggio ancora per clickbaiting. Il bel tacer non fu mai scritto oggi ancora di più.
They were no simply names on a list, o numeri, aggiungerei.
They were us.


sabato 23 maggio 2020

La memoria di Capaci




"Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno."
Giovanni Falcone

Già... quel sostegno che in tanti, troppi, a parole davanti alle telecamere hanno sempre dichiarato, ma che di nascosto rinnegavano. Oggi ci si ricorda di chi ha lottato, senza piegarsi e senza paura, per lo Stato, quello con la S maiuscola, per noi persone perbene, e non quello con la s piccola che forse l'ha abbandonato senza proteggerlo. Oggi si ricorda la grande professionalità, la dedizione al lavoro di uomini coraggiosi che non arretravano mai.