Lo stesso Paese in cui un diritto riconosciuto e stabilito dalla legge come quello dell'aborto, viene costantemente messo in discussione dall'obiezione di coscienza da parte di tanti medici, che pur di far vincere le loro convinzioni ideologiche, mettono a repentaglio la vita di tante donne.
Siamo un Paese che vive un medioevo culturale che è difficile da superare. L'Italia è nel pieno di una battaglia civile, che non si può vincere semplicemente con una legge. L'ho sempre detto, non basta una legge per combattere un ritardo culturale clamoroso, però nel caso del percorso parlamentare di approvazione del Ddl Cirinnà sulle unioni civili sarebbe un passo in avanti..
Se guardassimo la storia attraverso un film o leggessimo tutto in un libro, ci scandalizzeremmo per il mancato riconoscimento di questi diritti e guarderemmo con pietà mista a indignazione per tutti quelli che, attaccati a supposte tradizioni, ancora insistono per negare diritti sacrosanti.
È incredibile come nel 2016 le unioni tra coppie di fatto o tra Lgbt non abbiano ancora un riconoscimento legale. Siamo ancora chiusi in una visione retrogada.
Ma non sorprendiamoci l'Italia è forse uno dei pochi Paesi occidentali in cui la Chiesa ha ancora il potere di influenzare l'agenda politica e di spingere verso una negazione così palese dei diritti altrui.
Incoraggio #l’Italia a garantire il riconoscimento legale per le coppie dello stesso sesso come da @ECHR https://t.co/uKTm3TRaVg
— Thorbjørn Jagland (@TJagland) 26 Gennaio 2016
A scriverlo su Twitter è il segretario del Consiglio d'Europa Thorbjorn Jagland, che sottolinea il ritardo italiano rispetto agli altri Paesi europei.
Infatti, siamo uno dei pochi Paesi a non avere ancora una legge che riconosca le unioni civili tra coppie di fatto e Lgbt, insieme a Cipro, Lituania, Lettonia,
Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania.
Una compagnia che non ci fa tanto onore.
Partiamo per gradi: