lunedì 18 aprile 2016

Cosa significa "Io non voto" al referendum

Va bene, non siete andati a votare, nonostante l'invito che avevo caldeggiato in questa pagina, avete scelto di non scegliere e il referendum non ha ottenuto il quorum. Si dirà, quelli che spingevano sul no hanno detto che, non andare a votare era già una decisione contro il quesito del referendum, per boicottare il quorum. 

In realtà vorrei capire nello specifico perché si è deciso di non votare.
Molti hanno detto che era un referendum inutile, che era semplicemente una questione politica contro il Governo e che era contro la politica energitica italiana, in quanto quel petrolio serve al nostro sviluppo.
Molti l'hanno intesa come un voto pro o contro Renzi, cosa che ha fatto comodo al primo ministro per oscurare la questione oggetto di quesito.

Ora che i giochi sono chiusi e che ormai il gioco voto/non voto rappresenta solo un pallido ricordo, vi dirò che non andare a votare ha significato far passare il messaggio che determinate personalità controllano ancora un consenso alto e che possono influire, non dico sull'attivista o il membro di un partito, ma sulla persona comune che non ha legami particolari con quel gruppo o associazione.

Perché buona parte di chi si è astenuto, non si è nemmeno informato su cosa si votava, perché i media main stream quelli che veicolano l'opinione pubblica e che sono controllate da quelle due/tre famiglie non ne hanno parlato o se ne hanno parlato, lo hanno fatto male. Oppure, perché il discorso era troppo complicato e la pigrizia di tendenza ha fatto sì che molti si rifiutassero di interessarsi, presi da quell'apatia per la politica che porta all'astensione, anche paradossalmente per uno strumento che è il massimo della partecipazione popolare come il Referendum.

Allora sinteticamente non siete andati a votare, perché vi hanno detto che era inutile, che era anzi dannoso perché il petrolio  e il gas all'Italia serve.
In realtà il voto non era rivolto al cambio di politica energetica dell'Italia (magari...), ma riguardava nello specifico la durata delle concessioni di estrazione del petrolio nei giacimenti in essere, che avevano una scadenza varia nella forbice 2017 e 2034 e che la legge di stabilità di fine 2015 aveva portato fino a esaurimento utilità della compagnia che si occupa dell'estrazione.

In sostanza la legge di stabilità ha regalato quel giacimento alla compagnia petrolifera senza nessuna scadenza, a condizioni fiscali favorevoli e con il pagamento di royalties allo Stato e alle Regioni tra le più basse al mondo. 
Quali sono queste condizioni favorevoli? 
Per poter estrarre idrocarburi le società petrolifere devono pagare  royalties legate all’andamento di mercato: se il prezzo del petrolio si abbassa, cala anche il loro gettito. Se confrontiamo le royalties italiane con quelle, per esempio, della Croazia, vediamo che i petrolieri in territorio croato pagano quasi cinque volte di più. In Italia per le estrazioni in mare dal 2012 ci sono due diverse aliquote: 10% per il gas e 7% sul petrolio. Solo come termine di paragone per il petrolio l'aliquota in Guinea è del 25%, mentre addirittura dell'80% in Norvegia.
I favori non terminano qui: ci sono le franchigie.
Le società petrolifere non versano nulla all'Italia  se producono meno di 20mila tonnellate di petrolio su terra e meno di 50mila in mare. La vendita però è a prezzo pieno e se si superano le soglie, scatta un’ulteriore detrazione di circa 40 euro a tonnellata. In questo modo il 7% delle royalties viene pagato solo dopo le prime 50mila tonnellate di greggio estratto e neppure per intero.
Ditemi voi se qualcuno che ha una concessione illimitata nel tempo ha interesse ad aumentare la produzione e quindi andare oltre franchigia, visto anche il calo del prezzo del petrolio e del gas.

Un vincolo che è rimasto, ma che perde  totalmente di senso è quello della demolizione degli impianti a fine concessione e il ristabilimento dell'ecosistema precedente, che con una concessione pressoché illimitata non vedremo in tempi certi.

Tutto questo lo si poteva evitare con il voto di domenica 17, ma non siete voluti andare a votare.

Avete scelto di non informarvi e di non scegliere.
Avete scelto di far decidere il Governo e le lobby petrolifere.


Come se in questo Paese non decidano già tutto loro.
In questi giorni è andato in scena uno spettacolo indegno per una democrazia che si definisce evoluta. Figure istituzionali che caldeggiano il non voto come un diritto costituzionale, il Presidente della Repubblica che va a votare a tg nazionali ormai andati in onda e soprattutto organi di informazioni impreparati o di parte, rendono tutto molto triste.

Una cosa in realtà non è stata detta, una cosa che presidente della Repubbica in carica e presidente emerito avrebbe dovuto dire, nel rispetto di tanti che hanno combattuto per questo diritto.

"Io non voto" non è mai una risposta.

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