sabato 13 giugno 2015

#LaDedicaDellaSettimana n.10 è per i rom, contro la discriminazione, in un Italia vittima di rom-fobia

Siamo tutti oggetto di manipolazione e disinformazione organizzata. Le notizie sono semplici fatti, sta a chi informa diffonderle o manipolarle. La narcolessia mediatica è proprio quella che ci propina chi oscura e manipola il mondo dell'informazione. Cercare di uscire da questo sistema perverso è dovere di qualsiasi essere pensante.

La dedica della settimana 

Gli argomenti ritornano sempre e le problematiche  sono concatenate.
Non voglio scrivere sempre delle stesse cose e cercherò di non ripetermi, ma l'invito a quei pochi lettori che hanno la gentilezza di soffermarsi a leggere, è quello di arrivare fino in fondo senza preconcetti.
Perché se lo scopo è quello di fuggire dalla narcolessia mediatica, mai argomento è stato più strumentalizzato come quello di oggi.
Infatti, questa settimana l'argomento centrale è la discriminazione razziale e i rom nello specifico.
Ti ho già parlato qui e in un altro post di Mafia Capitale, mentre l'argomento dei migranti è stato già trattato ne La dedica della settimana n.3 e con la storia di Samia.



Siamo un popolo discriminante o razzista? Basta generalizzazioni però l'argomento rappresenta una questione viva e di difficile trattazione. La crisi economia e culturale del nostro Paese va oltre i semplici indici economici, le percezioni e la fiducia, ma va a toccare quel senso di insoddisfazione e di insofferenza che, parte della classe politica, sta strumentalizzando per trovare il capro espiatorio.
In alcuni casi, la questione diventa quasi patologica perché, attraverso la mistificazione e la deformazione dei dati e delle informazioni, si scatena un meccanismo di influenza collettiva che ha effetti eclatanti anche su persone normali.



Un esempio da scuola è quello della comunità sinti e rom.
Un dato su tutti lascia esterrefatti. Da uno studio del Pew research center risulta che l'Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di odio e intolleranza verso i rom. La percentuale del campione intervistato è di un impressionante 86%.

Lasciando da parte un attimo la statistica che, visto il campione forse poco rappresentativo, può essere poco descrittiva, è indubbio come ormai questo sentimento sia generalizzato e cavalcato da chi dovrebbe spegnere le intemperanze, che invece alimenta.
Per questo, la dedica della settimana n. 10 va a tutte quelle comunità e quelle popolazioni che sono discriminate nel nostro Paese, per prima quella rom e sinti, perché è sempre più vigente il mantra: 
Io non sono razzista, però gli zingari non li posso proprio vedere.

Se un tempo c'era il finto luogo comune "italiani brava gente", oggi sembra che quel termine "tolleranza" (che non mi ha mai fatto impazzire) sia diventato fuori moda.

  

Dati impietosi


  
Dire che l'86% degli italiani odia i rom forse è eccessivo, soprattutto se si tiene in considerazione il campione esiguo. Però, è indubbio che l'intolleranza sia crescente, grazie anche alla responsabilità dei mass media.

Per non parlare di alcuni politici che non esitano un minuto nell'attaccare le minoranze.

Non passa inosservata la crescente presenza di Salvini in tv e la continua miccia accesa contro gli stranieri e in particolare i rom. 
Alla ricerca dell'applauso e dell'ovazione populista si è creato l'emergenza rom.

Sotto un vero bombardamento, anche il tipico cittadino del sud Italia, magari da sempre antileghista, si trova a dire
Salvini lo odio, ma sui rom ha ragione.
Eh sì, perché è noto che i Rom siano clandestini che rubano; scansafatiche; sporchi; senza volontà di integrazione; chiusi nel privilegio dei campi senza pagare tasse; con i denti d'oro e i figli a chiedere l'elemosina. Sono solo alcune delle opinioni che in genere si hanno su questa minoranza.

Non è difficile capire le motivazioni che portano nel tempo alla costruzione di un'immagine del genere che, sempre bene precisare, non è solo italiana, ma in generale europea (anche se le cifre nel resto del continente sono diverse). Se guardiamo al modo in cui i rom vengono rappresentati, li troviamo sempre in roulotte fatiscenti, coinvolti in situazioni di illegalità o di criminalità. Senza che ci si prenda il disturbo mai di specificare l'enorme apporto dato alla cultura europea.

Essere rom è ormai una vergogna e, per questo, buona parte di quella maggioranza che si è integrata si nasconde o evita di mostrare le proprie origini.

Rom-fobia


In Europa ci sono dodici milioni di rom e sinti di cui circa sei milioni vivono all’interno dell’Unione Europea. Nonostante la conclamata "emergenza", in Italia è presente la minore percentuale di popolazione d'Europa, con circa 120-180mila rom e sinti, pari a circa lo 0,25% del totale della popolazione italiana. 
Quando si parla di invasione bisogna capire bene cosa si stia dicendo
Dai dati che emergono dal rapporto 2014 pubblicato dall’Associazione 21 luglio  si evince quanto le notizie percepite siano differenti da quelle reali. 
Innanzitutto bisogna precisare che il 60% circa della popolazione rom e sinti, presente sul territorio italiano, è giovane con meno di 18 anni. Inoltre del totale dei residenti, metà sono di nazionalità italiana, il resto o cittadini di altri Stati europei, o extracomunitari, oppure in buona parte dei casi rifugiati e apolidi arrivati a seguito delle guerre nei Balcani.
Specifichiamo che quando si parla di apolidia, l'individuo non ha nessun documento di origine perché in molti casi il Paese di origine non esiste più, oppure, parte di una minoranza non riconosciuta  e per questo perseguitata (vedi il caso dei rohingya in La dedica della settimana n.9).

Gran parte dei rom che stanziano qui in Italia hanno abbandonato il nomadismo, infatti, solo il 3% di questi continua con una vita itinerante e per questo chiamarli nomadi è improprio, come anche l'OSCE ha fatto notare. Gran parte dei residenti in Italia vive abitazioni normali, studia o lavora normalmente come ogni altro cittadino cerca di fare sul territorio nazionale. Difficilmente però questi "esempi" positivi escono fuori, a causa del fatto che i media possono considerare poco notiziabili questi modelli e dall'altro, il timore di rivelare la propria identità e le proprie origini.

I campi rom


Sono circa 35-40 mila i rom e i sinti che vivono nei cosiddetti “campi rom”, un quinto della popolazione totale. Bisogna sfatare il mito che vivere nei campi sia una questione di "cultura”. In realtà, il fenomeno dei campi rom è un'anomalia tutta italiana, superata in gran parte degli altri Paesi europei. Mentre nel nostro Paese, le istituzioni hanno scelto di relegare su base etnica intere comunità in questi posti, escludendole dal tessuto sociale e favorendone la ghettizzazione, con fenomeni di devianza e criminalità. Posti al di fuori del tessuto urbano e distanti dai servizi primari, senza né trasporti né collegamenti, quei luoghi sono diventati isolamento forzato con tutte le difficoltà che ne conseguono, come quella di frequentare le scuole da parte dei bambini e di raggiungere il posto di lavoro per gli adulti. Per non parlare delle condizioni igienico-sanitarie critiche a causa di infrastrutture precarie e senza manutenzione. Oltre a questo, i campi di segregazione costano tanti milioni di euro, se pensiamo che solo a Roma nel  2013 il “sistema campi” è costato 24 milioni di euro che, come dice ancora il rapporto, sono stati affidati senza bando pubblico a enti e cooperative. In questa logica si è infiltrata la Mafia Capitale di cui tanto si parla e che per anni ha generato milioni e guadagnato potere sulla vita di migranti e rom. Perché è lo stesso Buzzi a dirlo:

Con i rom si fanno più soldi che con la droga

Lo stesso è avvenuto a Giugliano in Campania (NA), a Carpi e a Milano. È il rapporto "Segregare costa" delle associazioni Berenice, Compare, Lunaria e OsservAzione che ci mostra altri dati inquietanti, come i sette milioni di euro inutilizzati dal Comune di Napoli tra il 2005 e il 2011. Per città come Napoli, Roma e Milano (che ospitano le più numerose comunità di rom) secondo i dati delle Ong, sono stati stanziati nel periodo 2005-2011 oltre cento milioni di euro per la "questione rom",  gestiti con scarsa trasparenza, insufficiente dettaglio dei documenti contabili e delibere comunali fantasma sulle spese effettive. La problematica maggiore è sempre sulla differenza tra quanti sono i fondi stanziati e quelli effettivamente spesi per le politiche sui rom. Nel rapporto delle Ong ritorna sempre il caso della città di Napoli che degli oltre  24 milioni ricevuti tra il 2005 e il 2011, ne ha impegnato effettivamente meno della metà.

Se i soldi vengono spesi (in parte) per la gestione dei campi, nulla è stato invece destinato all’inclusione sociale delle persone e a creare una prospettiva di fuoriuscita da questi luoghi, che rappresentano una vera e propria violazione dei diritti umani delle persone che ci abitano.

Poi, quando i campi non vanno più bene, la propaganda politica pensa agli sgomberi forzati con la retorica delle ruspe sempre più frequente. Nel 2014 le azioni di sgombero sono aumentate rispetto agli anni precedenti, senza però trovare alternative di alloggio per queste comunità, lasciate abbandonate (un esempio Ponte mammolo a Roma in questi giorni) per strada e costrette a vivere all'aperto senza nessun tipo di riparo.

I minori

 














La questione dei minori è un altro di quei punti che ritorna spesso quando si sente parlare dei rom per luoghi comuni. Secondo le statistiche dell'associazione Articolo 21, i bambini costretti nei campi hanno solo l’1 per cento di probabilità di frequentare la scuola superiore e il 20 per cento di non cominciare affatto un percorso scolastico regolare. Nell’anno scolastico 2013-2014 nel sistema scolastico italiano sono stati registrati 11.657 minori rom che vivono in emergenza abitativa. Il tasso di abbandono scolastico nel passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria è del 50 per cento e di circa il 95 per cento nel passaggio dalla scuola media alla scuola superiore. Una vera e propria emergenza infanzia, se si pensa che l’aspettativa di vita dei minori rom è inferiore di dieci anni rispetto a quella del resto della popolazione italiana.


Come al solito, la questione è complessa e in Italia è stata gestita male, a suon di corruzione e malavita. L'assenza di alcun tipo di politica a largo raggio, ma andando avanti solo per slogan ha esacerbato un clima di odio che si fa sempre più cruento.
La litania è sempre la stessa, affondare i barconi e avanzare con le ruspe, perché il nemico è all'esterno e noi siamo già rovinati.
In questo continuo additare gli altri si finisce per essere ossessionati dalla ricerca diun nemico al di fuori, quando probabilmente fuggiamo dall'ammettere che il più grande nostro nemico è dentro noi stessi.
Per combattere la campagna di disinformazione e di odio, l'associazione Articolo 21 ha prodotto questo video che consiglio.






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