mercoledì 27 maggio 2020

I can't breathe

Non riesco a respirare. 

Mi fa male lo stomaco. Mi fa male il collo, dappertutto. Lo state ammazzando grida un passante.
4 minuti di video che danno i brividi.


Non riesco a respirare.

Queste le ultime parole di George Floyd, un nero di 46 anni, morto a Minneapolis, in Minnesota, dopo che un poliziotto gli ha tenuto il ginocchio premuto sul collo per alcuni minuti. 

Non riesco a respirare

E in effetti George Floyd muore pochi minuti dopo. Si può morire in quattro minuti.
Il tutto sarebbe cominciato dopo che un commerciante aveva denunciato George Floyd perché aveva usato una banconota da venti dollari falsa. Gli agenti arrivati poi sul posto lo avrebbero trovato in macchina, a dir loro in condizioni non troppo lucide e Floyd si sarebbe rifiutato di uscire dalla macchina. A quel punto lo hanno messo a terra e ammanettato, accorgendosi che Floyd era in condizioni di salute precarie. Poi la scena, con il ginocchio a bloccare il collo e praticamente a strozzare George Floyd che sarebbe morto pochi minuti dopo in ambulanza. Purtroppo per gli agenti della polizia di Minneapolis, la scena del suo arresto è stata ripresa da alcuni passanti.




Non riesco a respirare


Sono le stesse parole usate nel 2014 da Eric Garner, un afroamericano di New York che morì soffocato mentre veniva arrestato. Ricorda il caso di Philando Castile, un nero di 32 anni che a luglio del 2016 fu ucciso vicino a Minneapolis da un agente mentre era in macchina con la fidanzata e la figlia. Quando era stato fermato per una luce posteriore rotta e nell'allungare la mano per prendere la patente nel cruscotto, uno degli agenti gli aveva sparato. Anche qui la vicenda era stata filmata con il cellulare dalla compagna di Castile.

Non riesco a respirare

Le autorità hanno risposto velocemente all'accaduto e i quattro agenti coinvolti nell'arresto di Floyd sono stati licenziati. Sono state avviate indagini esterne e fornite le immagini delle camere che seguono gli agenti. Grande il clamore sulla rete e grandi proteste sono in corso negli Stati Uniti. Ma non fatevi troppe illusioni. Già le vicende di Garner e Castile si erano concluse con il fatto che gli agenti coinvolti non erano stati ritenuti colpevoli. Nel caso di Garner l’agente che ne ha causato la morte non è stato nemmeno incriminato, mentre il poliziotto che ha sparato a Castile è stato assolto dall'accusa di omicidio colposo. 

Non sarà facile, come non è mai stata facile la vita per un nero in America. Ancora di più nell'America di Donald Trump che ha eclissato a poco a poco il lavoro degli attivisti neri di Black Lives Matter. Non sarà facile, nonostante lo sdegno dei tanti personaggi noti dello showbiz americano.

Nel Paese che da decenni si propone come il faro dei diritti nel mondo, la terra degli uomini liberi, il motore culturale dell'dopoguerra occidentale, ma che è passata da una segregazione razziale all'altra. Dove tutti a parole sono liberi e uguali, ma un ricco, un bianco, sono più ricchi e uguali degli altri e tutto il resto è solo marketing e propaganda da Hollywood.

Say my name.

George Floyd.

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