Crisi economica, crisi dei migranti, insofferenza all'austerity, le frontieri deboli ormai sotto pressione e la sfiducia nella politica segnano un periodo buio della fiducia in Europa. La minaccia è evidente, tant'è che la Commissione europea potrebbe tra non molto
proporre al Consiglio l’attivazione dell’articolo 26 del codice, che
prevede la possibilità di introdurre controlli alle frontiere interne
fino a due anni.
La fine temporanea di Schengen insomma, una delle maggiori conquiste dell'unificazione europea.
Per quanto riguarda la tolleranza nei vari Paesi si è arrivati quasi al punto di non ritorno.
Ovunque in Europa si diffondono populismi, senza la volontà di trovare una soluzione reale alla crisi migratoria. Presto le crisi che attorniano i confini europei potrebbero diffondersi anche all'interno e scatenare la più classica delle guerre tra poveri. In questo, siamo già a buon punti, visto che in quasi tutti gli Stati membri i movimenti di estrema destra, legali o illegali che siano, potenziano ogni giorno il loro ruolo e la loro immagine. Da Marine Le Pen, al movimento Pegida tedesco, senza dimenticare l'Est e i movimenti di destra scandinavi e greci.
La mancata soluzione europea alla crisi dei rifugiati e dei migranti potrebbe far implodere il continente e potenzialmente disintegrare l'Unione europea.
Nei prossimi mesi, gli sbarchi torneranno ad aumentare con l'aumento delle temperature sia in Italia come in Grecia, oltre che in Paesi come la Macedonia e la Croazia.
Se l’intero sistema Schengen dovesse collassare, le conseguenze sarebbero gravi non solo per i migranti che avrebbero più difficoltà a circolare, ma soprattutto per i cittadini europei, che si ritroverebbero a vivere in un’Unione ormai priva di senso comune, ostaggio dei nazionalismi e frammentata in micro-stati sempre più ripiegati su se stessi.
Un ritorno al passato che segnerebbe a lungo andare la fine anche dell'Euro. Il tutto è dovuto all'incapacità degli Stati europei di spogliarsi da quegli egoismi e da quelle paure nazionaliste oltre che per l'incapacità degli Stati frontalieri, tra cui l’Italia, di gestire il flusso di migranti e profughi che entrano nell’area comune.
La questione è sempre più strumentalizzata, i numeri sono roboanti, ma non si specifica che nel 2015, sono circa un milione i richiedenti asilo arrivati nello spazio europeo. Una cifra sì più alta rispetto all’anno precedente, ma che rappresenta lo 0,2 per cento dell’intera popolazione dell’Unione.
Il trattato di Schengen prevede la libera circolazione all’interno di un’area che comprende 26 paesi ed è uno dei pilastri dell’intero impianto europeo, su cui negli anni si è costruito tutto il comune senso di appartenenza europeo. Se la decisione del premier ungherese Viktor Orbán, di costruire in estate un muro di filo spinato per “bloccare i migranti”, aveva fatto innalzare grida d’indignazione in tutto il continente, la sospensione di Schengen non sembra poter far suscitare gli stessi malumori. Eppure rappresenta ugualmente un muro invisibile, segna la vittoria dei nazionalismi e delle divisioni e riporta tutto all'Europa dei microstati.
Un mondo storicamente più insicuro e instabile.
Un mondo chiuso segna il ritorno al passato, quando era la guerra l'unica soluzione di tutti i mali.
La fine temporanea di Schengen insomma, una delle maggiori conquiste dell'unificazione europea.
Per quanto riguarda la tolleranza nei vari Paesi si è arrivati quasi al punto di non ritorno.
Ovunque in Europa si diffondono populismi, senza la volontà di trovare una soluzione reale alla crisi migratoria. Presto le crisi che attorniano i confini europei potrebbero diffondersi anche all'interno e scatenare la più classica delle guerre tra poveri. In questo, siamo già a buon punti, visto che in quasi tutti gli Stati membri i movimenti di estrema destra, legali o illegali che siano, potenziano ogni giorno il loro ruolo e la loro immagine. Da Marine Le Pen, al movimento Pegida tedesco, senza dimenticare l'Est e i movimenti di destra scandinavi e greci.
Le motivazioni
Da un lato la permanente insoddisfazione delle condizioni economiche della popolazione. Il numero dei disoccupati nei paesi più in crisi come la Grecia resta altissimo e non scenderà nei prossimi mesi. A questo si deve aggiungere la solita questione migratoria. La morte di Aylan in Grecia e le notizie di naufragi e morti nelle migrazioni non fanno più notizia. Se un tempo si sollecitava l'intervento dei Paesi europei per fermare i massacri nei territori in crisi, oggi tutto questo scatena paura di invasione.
La mancata soluzione europea alla crisi dei rifugiati e dei migranti potrebbe far implodere il continente e potenzialmente disintegrare l'Unione europea.
Nei prossimi mesi, gli sbarchi torneranno ad aumentare con l'aumento delle temperature sia in Italia come in Grecia, oltre che in Paesi come la Macedonia e la Croazia.
Cosa si rischia?
Il pericolo è quello che i malcontenti crescano vertiginosamente e che ci siano manifestazioni sempre più corpose oltre che creare che si organizzeranno per fermare i migranti in arrivo, per respingerli oltre i confini nazionali.
Se l’intero sistema Schengen dovesse collassare, le conseguenze sarebbero gravi non solo per i migranti che avrebbero più difficoltà a circolare, ma soprattutto per i cittadini europei, che si ritroverebbero a vivere in un’Unione ormai priva di senso comune, ostaggio dei nazionalismi e frammentata in micro-stati sempre più ripiegati su se stessi.
Un ritorno al passato che segnerebbe a lungo andare la fine anche dell'Euro. Il tutto è dovuto all'incapacità degli Stati europei di spogliarsi da quegli egoismi e da quelle paure nazionaliste oltre che per l'incapacità degli Stati frontalieri, tra cui l’Italia, di gestire il flusso di migranti e profughi che entrano nell’area comune.
La questione è sempre più strumentalizzata, i numeri sono roboanti, ma non si specifica che nel 2015, sono circa un milione i richiedenti asilo arrivati nello spazio europeo. Una cifra sì più alta rispetto all’anno precedente, ma che rappresenta lo 0,2 per cento dell’intera popolazione dell’Unione.
Il trattato di Schengen prevede la libera circolazione all’interno di un’area che comprende 26 paesi ed è uno dei pilastri dell’intero impianto europeo, su cui negli anni si è costruito tutto il comune senso di appartenenza europeo. Se la decisione del premier ungherese Viktor Orbán, di costruire in estate un muro di filo spinato per “bloccare i migranti”, aveva fatto innalzare grida d’indignazione in tutto il continente, la sospensione di Schengen non sembra poter far suscitare gli stessi malumori. Eppure rappresenta ugualmente un muro invisibile, segna la vittoria dei nazionalismi e delle divisioni e riporta tutto all'Europa dei microstati.
Un mondo storicamente più insicuro e instabile.
Un mondo chiuso segna il ritorno al passato, quando era la guerra l'unica soluzione di tutti i mali.
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