sabato 2 maggio 2015

#LaDedicaDellaSettimana n.4 alla generazione del 2 maggio, precaria a tempo indeterminato


Siamo tutti oggetto di manipolazione e disinformazione organizzata. Le notizie sono semplici fatti, sta a chi informa diffonderle o manipolarle. La narcolessia mediatica è proprio quella che ci propina chi oscura e manipola il mondo dell'informazione. Cercare di uscire da questo sistema perverso è dovere di qualsiasi essere pensante.

La dedica della settimana



Il lavoro non mi piace, non piace a nessuno, ma mi piace quello che c’è nel lavoro: la possibilità di trovare se stessi. La propria realtà, per se stessi, non per gli altri,  ciò che nessun altro potrà mai conoscere.
Joseph Conrad
Di lavoro te ne ho già parlato, lo so, in vari post e nella dedica della settimana n.2 che era  per i lavoratori della Whirlpool.
Di parole se ne spendono tante purtroppo e soprattutto nella settimana del primo maggio, in questi giorni però la dedica della settimana non può essere che per il lavoro e soprattutto a quella generazione tradita che in quel mondo non riesce ad entrare.
Vi parleranno dei numeri e mostreranno le  riforme, i risultati positivi e le crescite incoraggianti.
Diranno che è ora di sacrifici e che non possiamo più sopportare il peso dei ritardi del passato.
Annunceranno la ripresa, che il lavoro deve ritornare in Italia perché il futuro è dei giovani e un Paese senza lavoro non può crescere. Vi ripeteranno slogan che per questo bisogna aver fiducia e che questa è sicuramente #LaVoltaBuona.

Tante chiacchiere vi diranno.
Fate una cosa, per oggi non ascoltiamoli.

La dedica della settimana è per la nostra generazione, quella tradita da tante promesse quella sventurata, nata giovane nel momento sbagliato.



Primo maggio


Il primo maggio è di chi festeggia, è di chi parla di giovani, lavoro e futuro e poi negli altri giorni ne svilisce la dignità con contratti senza un domani, stage e lavori non retribuiti.
Il primo maggio è di chi ha pensato alla legge Fornero, ha appena elaborato il jobs act e che pensa che il problema del lavoro in Italia siano i diritti acquisiti e i lavoratori e non un sistema burocratico e corruttivo che non permette  crescita.
Il primo maggio è di chi parla ogni giorno di merito, di uguaglianza dei lavoratori e lavoro di squadra e poi disattende le sue parole nei fatti tra assenteismo, favori e raccomandazioni.
Il primo maggio è di chi da un palco parla di lavoro a tutti quei ragazzi che si affacciano con ottimismo a quel mondo, gli vende promesse e belle parole poi vuole che se ne stiano anche tranquilli quando la sensazione di abbandono è forte e vedi profili, competenze e intelligenze  persi in contratti capestro o in posti di lavoro senza futuro. 
Un'intera generazione di giovani in gamba costretti a scappare.

I primi numeri del Jobs act

 

Le statistiche pubblicate dall’Istat non sono confortanti, nonostante le belle parole spese dal ministro Poletti e le tanto sbandierate 92.000 assunzioni in più di marzo (comunque in calo rispetto a gennaio e febbraio). I dati pubblicati ieri dall’Istat dicono che, da marzo 14 a marzo 15, ci sono stati 70.000 occupati in meno, e 138.000 disoccupati in più.

Oltre al calo dell'occupazione si rileva anche un aumento delle persone che cercano lavoro, perché oltre aquelli che l’hanno perso, sono aumentati anche quelli che si sono aggiunti sul mercato alla ricerca attiva di un’occupazione e che non sono più inattivi.

Dati sconfortanti se si pensa che #LaVoltaBuona ci è stata presentata come la svolta per la crescita e che la spesa pubblica più ingente degli ultimi anni, cioè lo sgravio contributivo per le imprese che assumono nel 2015,  sarebbe dovuta essere il motore della ripresa.
Al momento non lo è stato, ci chiedono pazienza perché il prezzo pagato dai lavoratori con i contratti a tutele (zero) crescenti e la riduzione dei diritti ci dicono darà i suoi frutti.

Prospettive

Ma siamo sicuri, come ha scritto Roberto Carlini su Internazionale che basta cambiare il diritto (e i diritti) per avere più lavoro, e che se c'è una crisi di domanda sia sufficiente intervenire sull'offerta per risolverla?
Come scrive Carlini, se chi deve assumere non lo fa perché non vede sbocchi per i suoi prodotti, non basterà il bonus contributivo per far riprendere realmente il segno positivo all'occupazione. 
Se c'è una crisi di investimenti, a provocarla non è stato l'articolo 18 o i diritti dei lavoratori, ma i freni strutturali e burocratici che bloccano questo Paese. Fin quando di lavoro si parlerà solo per hashtag e slogan, allora  quella parola resterà soltanto un'utopia da articolo 1 della costituzione che ritorna solo il Primo maggio.

La festa dei lavoratori è ormai solo di queste persone che continuano a parlarne e che probabilmente non hanno mai lavorato.

Il Primo è cosa loro e per fortuna è ormai passato. 

Le piazze ora sono vuote e a popolarle siamo rimasti solo noi, quelli del 2 di maggio, quelli che di lavoro e futuro non possono proprio più parlarne.

A noi dedico questa canzone.


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