In un Paese in deficit di
lettura è importante trasmettere le belle sensazioni che la lettura può
regalare, soprattutto grazie a un libro che è capitato nella propria
vita. Leggere è un viaggio intimo dentro noi stessi e per questo è
importante intraprenderlo con la scelta del libro giusto. Non c'è una
regola precisa per capire quale sia il libro giusto,
l'importante è darsi la possibilità di scelta, perché, se il primo passo
da fare è quello di iniziare a leggere, il secondo fondamentale è
quello di scegliere bene.
I
buoni libri migliorano la vita, ci fanno crescere e cambiano le nostre
prospettive. Non bisogna mai sottovalutare la loro potenza con la
consapevolezza che una vita senza lettura è più povera.
La mia sarebbe stata sicuramente anche più triste.
Anche questa settimana,
#Libriamo
Con questa "rubrica" ogni settimana ho la scusa per parlare di un argomento che amo: la lettura.
I libri sono una parte molto importante della mia giornata e delle mie notti. Quando si scrive, si cerca di trovare argomenti interessanti, originali, che possano fare da ponte tra te e le emozioni di potenziali lettori. Ho scritto spesso per dare sfogo a quella valvola interna che ogni tanto ha bisogno di uscire, poi c'è quella scrittura dedicata agli altri, quella che uso per trasmettere e informare. Ma in fin dei conti, anche quando si dà sfogo alla propria indole, ci dedichiamo comunque a qualcun altro.
Perché, in fin dei conti, non si smette mai di trasmettere un messaggio.
I libri sono una parte molto importante della mia giornata e delle mie notti. Quando si scrive, si cerca di trovare argomenti interessanti, originali, che possano fare da ponte tra te e le emozioni di potenziali lettori. Ho scritto spesso per dare sfogo a quella valvola interna che ogni tanto ha bisogno di uscire, poi c'è quella scrittura dedicata agli altri, quella che uso per trasmettere e informare. Ma in fin dei conti, anche quando si dà sfogo alla propria indole, ci dedichiamo comunque a qualcun altro.
Perché, in fin dei conti, non si smette mai di trasmettere un messaggio.
L'emozione racchiusa in un libro.
Questa settimana, l'accezione assume anche uno degli altri significati, quelli più consoni alla lingua italiana.
Oggi vi passo un trampolino che sicuro permetterà di librare il volo.
Perché è proprio questo che a me è capitato leggendo quest'opera magnifica che vi "libro".
Titolo: Siddharta
Autore: Herman Hesse
Editore: Adelphi
pp 197
Traduzione di Massimo Mila
Questo libro parla della ricerca di un uomo e in generale degli uomini, che la stessa nota introduttiva indica come quelli che non s'accontentano della superficie delle cose, gente inquieta e bisognosa di certezza, gente che cerca l'Assoluto, ossia una verità si cui fondarsi nell'universale relatività della vita e del mondo, e tale assoluto - trovano se lo trovano - in se stessi. Trovarsi è l'ansia costante di questi personaggi: pervenire a quella consapevolezza di sé che permette alla personalità di realizzarsi completamente e vive, allora, realmente, quelle ore, quei giorni, quegli anni che vengono di solito sciupati nella banalità quotidiana d'una esistenza «d'ordinaria amministrazione».
Siddharta è forse l'opera più evocativa di Herman Hesse, per me rappresenta un vero e proprio manuale di vita. Esprime la reale forza che può avere un libro, quel potere che ti cambia e che alla fine, quando sei arrivato all'ultima pagina, ti fa chiudere gli occhi, senti la pelle d'oca e il tremolio alle mani, sensazioni di chi sa di non essere più lo stesso.
Il viaggio di Siddharta toccherà varie tappe ognuna delle quali lo farà evolvere, distruggere, fino quasi al suicidio, per poi alla fine toccare con mano la liberazione del proprio Io. Conoscerà gli asceti Samana che imparano a immedesimarsi con tutto ciò che incontrano; incontrerà il Buddha Gotama al quale Govinda decide di aggregarsi; conoscerà Kamala che gli mostrerà i piaceri della carne e le debolezze umane e con cui avrà un figlio; incontrerà il barcaiolo Vasudeva che gli salverà la vita insegnandogli l'essenza dell'acqua e lo spirito del fiume; incontrerà anche suo figlio Siddharta che scapperà, perché insofferente alla vita del padre e vedrà di nuovo Govinda, ormai monaco buddista, a cui mostrerà gli insegnamenti maturati nel suo percorso verso la liberazione da ogni dottrina.
Siddharta è forse l'opera più evocativa di Herman Hesse, per me rappresenta un vero e proprio manuale di vita. Esprime la reale forza che può avere un libro, quel potere che ti cambia e che alla fine, quando sei arrivato all'ultima pagina, ti fa chiudere gli occhi, senti la pelle d'oca e il tremolio alle mani, sensazioni di chi sa di non essere più lo stesso.
La storia
Un romanzo di formazione che narra le vicende di un giovane indiano, Siddharta appunto, che decide di lasciare il padre brahmino e andare alla ricerca della conoscenza e della verità, insieme all'amico Govinda. Il viaggio dei due è un viaggio verso la ricerca della loro essenza che li porterà a dividersi e a rincontrarsi più volte in un continuo cerchio.
Il viaggio di Siddharta toccherà varie tappe ognuna delle quali lo farà evolvere, distruggere, fino quasi al suicidio, per poi alla fine toccare con mano la liberazione del proprio Io. Conoscerà gli asceti Samana che imparano a immedesimarsi con tutto ciò che incontrano; incontrerà il Buddha Gotama al quale Govinda decide di aggregarsi; conoscerà Kamala che gli mostrerà i piaceri della carne e le debolezze umane e con cui avrà un figlio; incontrerà il barcaiolo Vasudeva che gli salverà la vita insegnandogli l'essenza dell'acqua e lo spirito del fiume; incontrerà anche suo figlio Siddharta che scapperà, perché insofferente alla vita del padre e vedrà di nuovo Govinda, ormai monaco buddista, a cui mostrerà gli insegnamenti maturati nel suo percorso verso la liberazione da ogni dottrina.
Il cerchio del proprio Io
In questo periodo di forte riflessione personale, questo libro è sempre una risorsa importante per capire quanto la ricerca del proprio percorso sia come un vortice, un continuo cerchio. L'uomo è orientato per indole a credere in valori universali e a ricercare quello che è il senso della vita, pensando che ci sia una e un'unica verità. In realtà, la vita di Siddharta mostra quanto la ricerca delle verità cambi di volta in volta e lui stesso arriverà a tante verità nella sua vita. Nessuna gli parrà quella giusta. Perché l'unica verità non esiste. Così come non esiste un'unica dottrina, ma tante diverse, adatte per un determinato momento. Per questo Siddharta continua la sua peregrinazione senza mai fermarsi.
Perché è importante guardare a se stessi e al mondo con i propri occhi senza il filtro di quelli di qualcun altro. Perché la vita merita lo sforzo di provarci almeno, provare aa vedere le cose nella loro essenza, privi di ogni costruzione esteriore. Arrivare alla propria verità facendo dono di se stessi e scegliere finalmente chi essere, prima che qualcuno lo faccia per noi senza più poter tornare indietro.
Questo è il motivo per cui continuo la mia peregrinazione: non per cercare un'altra e migliore dottrina, poiché io so, che non ve n'è alcuna, ma per abbandonare tutte le dottrine e tutti i maestri e raggiungere da solo la mia meta o morire.
Il rischio è quello della solitudine, perché nessuno è più solo di chi cerca di fuoriuscire dagli schemi e dalle gabbie di pensiero precostituite.La ricerca della propria libertà è incomprensibile agli altri e per questo fa paura.
Stelle fisse
Bisogna diventare una stella fissa come gli uomini che lo stesso Siddharta descrive.
La maggioranza degli uomini sono come una foglia secca che si libra e si rigira nell'aria e scende ondeggiando al suolo. Ma altri, pochi, sono come stelle fisse, che vanno per un altro corso preciso, e non c'è vento che li tocchi, hanno in se stessi la loro legge e il loro cammino.
Il viaggio di Siddharta passa dal peccato, dalla voluttà, dall'ambizione, dalla vanità e dalla disperazione, per arrivare ad amare il mondo nella sua essenza.
Un unica legge che è la ricerca della propria verità. D'ogni verità c'è anche il contrario, nulla è unilaterale nel mondo. Esso non è né perfetto, né imperfetto. È perfetto in ogni istante, per questo bisognerebbe imparare a smettere di cercare un mondo immaginato e iniziare a vivere nel mondo reale o almeno in quello che si percepisce come reale.
Se il tutto è una nostra percezione, bisognerebbe semplicemente cominciare a vivere, tenendo bene a mente quella che la propria missione e avendo ben chiaro l'obiettivo prestabilito.
Non lasciarsi imbrigliare dai troppi se, i troppi ma e tutte quelle parole.
Ma le parole non le posso amare. Ecco perché le dottrine non contan nulla per me: non sono né dure né molli, non hanno colore, non hanno spigoli, non hanno odori, non hanno sapore, non hanno null'altro che parole. Forse è questo ciò che impedisce di trovar la pace: le troppe parole.
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