Siamo
tutti oggetto di manipolazione e disinformazione organizzata. Le
notizie sono semplici fatti, sta a chi informa diffonderle o
manipolarle. La narcolessia mediatica è proprio quella che ci
propina chi oscura e manipola il mondo dell'informazione.
Cercare di uscire da questo sistema perverso è dovere
di qualsiasi essere pensante.
La dedica della settimana
La dedica di questa settimana è sofferta e lascia ancora tante ferite.
Su questo blog ho sempre parlato dell'importanza della memoria per far crescere un Paese, perché se dimentichiamo le vittime che si sono sacrificate in un modo e nell'altro per la libertà, dimentichiamo quei valori fondanti su cui si basano i principi che hanno portato alla liberazione del Paese dal nazifascismo.
Non voglio essere retorico in questa importante giornata, perché oggi è per me la giornata di Peppino e di tutti quelli che come lui sono morti per la mano violenta delle mafie e del terrorismo.
Il nove maggio del 1978 veniva ucciso barbaramente Peppino Impastato, aveva trent'anni. Era solo un ragazzo coraggioso che si era opposto al dominio di Gaetano Badalamenti a Cinisi.
Quello stesso giorno veniva trovato in Via Caetani a Roma il corpo di Aldo Moro ucciso dalle Brigate rosse dopo 55 giorni di prigionia.
Vittime della stessa violenza, due facce nere dello stesso Stato che non smette di avere mani insanguinate.
Perché si sa, la storia d'Italia è piena di vittime di criminalità organizzata e di terrorismo, vendute alla corruzione, ammazzate dalla collusione, condannate all'isolamento e uccise due volte dal colpevole silenzio delle Istituzioni.
Peppino è vivo
Il ricordo di Peppino è tanto vivo nella mia memoria.
Da quel giorno in cui ascoltai la sua storia in tv e vidi quel gran film che è stato I cento passi di Marco Tullio Giordana, mi si illuminano gli occhi ogni volta che sento parlare o leggo di lui.
Il suo omicidio per tanti anni è stato oscurato e dimenticato, perché, a chi poteva importare di un ragazzo di Cinisi morto suicida. Suicida, sì, perché inizialmente di Peppino si diceva questo, che si era suicidato.
Parti di Stato colluso stavano di nuovo piegandosi al potere mafioso.
Se non fosse stato per sua madre Felicia, per suo fratello e i suoi amici che con grande coraggio hanno lottato per arrivare alla verità, chissà quando avremmo saputo.
Quanto tempo avremmo aspettato prima di poter urlare che la mafia è una montagna di merda come lui stesso titolò a caratteri cubitali sul foglio che pubblicava in Paese.
La passione sincera di Peppino servirebbe proprio a questo Stato corrotto per emergere.
Ma probabilmente in un Paese com'è l'Italia di oggi non ci sarebbe rimasto.
Lo stesso Stato responsabile della morte di Aldo Moro, lasciato solo e abbandonato alle Brigate rosse e fatto ammazzare.
Dietro ogni vittima di mafia e dietro ogni vittima del terrore c'è sempre la mano di istituzioni colluse.
Siamo il Paese dei misteri, dei segreti per la sicurezza nazionale.
Il nove maggio è per me l'opportunità di ricordare quelle vittime morte per questo, di quegli eroi,
persone normali, vittime dell'enorme coraggio che hanno avuto o semplicemente vittime della sfortuna per cui il sacrificio è stato, si spera #NonInvano.
#NonInvano
Proprio con l'hashtag e il sito #NonInvano anche in Campania si ricordano le vittime della criminalità.
#NonInvano è il nome del progetto di sensibilizzazione sul tema delle vittime innocenti della criminalità organizzata promosso dalla Fondazione Polis della Regione Campania, l'associazione Libera di Don Ciotti e dal Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità.
Sulle facciate esterne dei palazzi della Regione Campania e su quello del Palazzo Reale di Piazza Plebiscito sono affisse 106 foto di vittime in memoria dei 335 morti ammazzati dalla criminalità.
Storie di uomini, donne e bambini (Simonetta Lamberti aveva solo 10, Federica Taglialatela 12, Fabio De Pandi 11) su cui sarebbe doveroso soffermarsi singolarmente, vite spezzate dalla violenza inaccettabile.
Quando in giro per la città vedrete quelle foto soffermatevi a pensare a quelle vite spezzate.
L'unico modo per tenerne vivo il ricordo è mantenerne la memoria, perché la violenza si vince solo con questo e affinché abbia l'effetto contrario deve insegnarci la libertà di reagire e non piegarci solo in questo modo potremo far sì che il sacrificio di queste persone si stato #NonInvano.
Solo così potremo evitare di nuovo queste barbarie e sentirci più liberi.
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