La dedica della settimana
Come ogni fine settimana, anche oggi è il giorno della dedica della settimana che, nel World refugee day, non può che essere rivolta a tutti quei migranti che, in fuga da una terra senza più speranza e in pericolo di vita, cercano di approdare in Europa.
I fatti di Ventimiglia e il rifiuto dell Francia di accogliere quelle persone che volevano varcare il confine, hanno fatto diventare un argomento ostracizzato da sempre, in questione del momento addirittura da momento solidale dei talk show.
Le parole discriminazione, razzismo, xenofobia sono state già presenti in questo blog e te ne ho già parlato con la dedica della settimana n. 10 per i rom.
Le immagini di quei ragazzi assiepati sugli scogli hanno fatto il giro del mondo, facendo vergognare l'intera UE per come si sta affrontando questo tema . Gli egoismi e le soluzioni demagogiche a fini elettorali dei vari Paesi, come al solito prevalgono su quella che è la razionalità e il dovere di accoglienza e di umanità
Non voglia sembrare retorico, il motto "restiamo umani" di Vittorio Arrigoni, per l'Europa, che doveva essere l'unione dei popoli non conta nulla. Ormai l'Unione è diventata solo una voce esclusiva di interessi economici e di una antistorica cortina di ferro.
Nella giornata mondiale dei rifugiati, in italia si cerca di sensibilizzare e far parlare in maniera corretta dell'argomento. Le chiacchiere propagandistiche di tanti politici sono inaccettabil, alla ricerca della continua speculazione sulla tragedia umanitaria che tante persone stanno vivendo, si tende a spararla sempre più grossa, senza capire che fomentare l'odio e il razzismo porta ancora più sofferenza. Per la serie quando la storia non insegna nulla.
La cittadinanza è un tratto distintivo puramente artificiale. La più importante sfida morale del nostro tempo è fare in modo che il posto dove nasciamo non determini il nostro destino.Stephan Faris, Deca, Stati Unitida Internazionale
Ai confini dell'umanità
La situazione di Ventimiglia è stata causata da una serie di incertezze da parte dei Paesi europei che stanno mostrando tutto l'egoismo. La Francia si rifiuta di collaborare con l'Italia e Hollande continua a dire di no sulle quote obbligatorie di persone richiedenti asilo che approdano in Italia. La previsione del trattato di Dublino che le domande dei richiedenti asilo debbano essere esaminate dallo Stato in cui è entrato l'immigrato è qualcosa di fortemente penalizzante per i Paesi di confine. Il paradosso è che la stessa Italia che tanto attacca questo trattato, era tra i primi Paesi firmatari. Oggi si capisce quanto sia iniqua quella normativa, soprattutto perché addossa tutto il peso del fenomeno migratorio sulle spalle degli stati di confine che non riescono a sopportare un flusso di migrazione così grande. Se pensiamo anche che quelli al sud del Mediterraneo sono anche i Paesi con la più forte crisi allora capiamo il perché oltre il 90% delle persone che arrivano qui in Italia o in Grecia vogliano soltanto passare il confine per poi arrivare nel nord Europa. La Commissione europea propone che i richiedenti asilo siano distribuiti nei diversi Paesi dell'Unione attraverso un sistema di quote, che permetta la riallocazione nei diversi Paesi tra i diversi Paesi. Buona parte di questi non accettano che l'adesione a questo sistema sia volontario. Lascia pensare che gli Stati dell'est Europa che un tempo furono accolti dall'occidente nella diaspora e nella fuga dall'oppressione sovietica oggi rifiutino di svolgere quella stessa funzione. Chiara e amara dimostrazione che non si impara mai nulla dalla propria storia.
Erigere muri
Davanti alla crisi e alle difficoltà si continuano a erigere muri, a dividere e a fomentare odio. Oltre quello posto dalla Francia al confine con l'Italia, in questi giorni l'Ungheria ha annunciato di aver chiuso la frontiera con la Serbia per fermare il flusso di migranti. Inoltre ha annunciato di voler costruire una recinzione al confine. Un altro muro in programma, come quelli tanto elogiati sui social network costruiti dalla Spagna a Ceuta e Melilla, città stato spagnole in territorio africano o per andare un po' più lontano negli Stati Uniti al confine con il Messico.
Come scrive Faris, viviamo in un mondo in cui il luogo di nascita e la bandiera di provenienza può determinare il destino di una persona.Continuiamo a vivere nella paura degli altri, a dividerci e a costruire frapposizioni burocratiche al libero circolare delle persone. Continuiamo a considerare la cittadinanza come un elemento fondamentalee a fare in modo che il colore del proprio documento determini l'esclusione e quindi la morte di una persona. La storia dei rohingya trattata nella La dedica della settimana n.8 è ancora lì a mostrarcelo impietosa. È il frutto del guardare alla storia senza studiarne davvero i possibili sviluppi e le conseguenze; osservarla come lontana e non appartenente al nostro essere. Si ignora che i grandi Paesi sono nati da una commistione di popoli e culture diverse. Il melting pot non è solo una marca, l'ignoranza e la paura non può fermare la naturale evoluzione della storia dell'uomo, ma piò creare solo enormi tragedie.
Esacerbare l'odio razziale produce mostri storici che hanno scaraventato l'uomo nella vergogna delle guerre etniche e razziali senza che si vada troppo oltre gli anni 90.
Le guerre recenti, come quella vicina ai nostri confini con la Libia di Gheddafi ha prodotto questo mostro a tre teste che è il Paese libico. Quello che i Paesi occidentali hanno prodotto con un politica militare scellerata, senza alcuna pianificazione successiva, sta causando questo.
Tutti quegli Stati devono assumersi le loro responsabilità, perché la questione non deve esssere trattata col burocratese.
Restare umani
Si parla di stranieri, migranti, immigrati, transitanti, profughi, richiedenti asilo, rifugiati, clandestini tante definizioni per descrivere esseri umani che fuggono dalle proprie terre o che cercano una speranza di vita e di lavoro che, invece, la propria casa non può più dare. Disposti ad azzerare tutta la loro vita. Perché, se sopravvivi al Viaggio, sapientemente descritto da Giuseppe Catozzella con la storia di Samia, di cui ti ho parlato nel #Libriamo su Non dirmi che hai paura , hai rinunciato a tutto quello che eri a casa per diventare un clandestino che non vale nulla. Chiuso nei cie sei il nulla, un pacco che dev'essere spostato da un Paese all'altro. Non sei più nulla, non hai più nulla e comunque sei al centro dell'odio. Quella guerra che si scatena tra i più poveri piace al circo mediatico che soltanto allora si fa vivo. Perché dietro tanta demagogia e ipocrisia mista a retorica, c'è il nulla avvolto da ignoranza e paura.
Le soluzioni sono altre, ma non si ha nessuna intenzione di sporcarsi le mani.
Perché si crei un corridoio umanitario e l'Europa liberi le frontiere.
#RestiamoUmani
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