sabato 25 aprile 2015

#Ladedicadellasettimana n3 ai 70 anni della liberazione e ai viaggi per la sopravvivenza

Siamo tutti oggetto di manipolazione e disinformazione organizzata. Le notizie sono semplici fatti, sta a chi informa diffonderle o manipolarle. La narcolessia mediatica è proprio quella che ci propina chi oscura e manipola il mondo dell'informazione. Cercare di uscire da questo sistema perverso è dovere di qualsiasi essere pensante.

La dedica della settimana

 

..non c’ero e non conosco cosa accadde…
diffido dalla storia ufficiale
non ci vedo mai riferimenti alla gente comune.
Ho viaggiato per il mondo, senza tregua senza sosta, per lunghi anni. E quello che porto nel cuore non sono personaggi ma persone, gente comune e il loro quotidiano. Ogni loro racconto per me è un piccolo grande tesoro, di un valore inestimabile.
Non c’ero e non conosco cosa accadde…
ma so che oggi vivo un presente da uomo libero.
E questo mi basta per credere che oggi sia un giorno speciale.
Anton Vanligt

Con la prima dedica della settimana voglio celebrare i 70 anni dal 25 aprile 1945.
Quando si parla di festa della liberazione dall'antifascismo è facile cadere in retorica, soprattutto in un Paese ancora profondamente diviso come l'Italia, che ha cercato di rinascere dopo vent'anni di fascismo e una guerra civile sanguinosa risolta solo grazie all'intervento degli alleati.


Dopo settant'anni le divisioni e la crisi economica stanno riportando a galla le contraddizioni del nostro Paese tra intolleranza e demagogia.

Dobbiamo ancora ripeterci che il nostro Paese e la nostra costituzione si basano su quei valori nati dalla lotta al fascismo, perché la storia della liberazione, qualsiasi sia il punto di partenza, è Antifascista e questo non bisogna mai dimenticarlo.




Fuga per la sopravvivenza


La seconda dedica della settimana è per chi lotta tra la vita e la morte cercando di fuggire dall'inferno delle guerre. Il ricordo va ai tragici fatti di questa settimana in cui centinaia di migranti sono morti nelle acque del Mediterraneo.





La riunione del Consiglio Europeo doveva portare una soluzione ai viaggi della morte, cercare di toglierli dalle grinfie dei trafficanti e allargare Triton a uno spirito umanitario e non solo di polizia.

Invece, nel documento, i leader europei si sono preoccupati soprattutto del controllo delle frontiere, rispetto alla ricerca e il salvataggio in mare, con il limite del raggio di azione rimasto circoscritto a 30 miglia dalle coste italiane. Oltre un milione di profughi prospettati e si pensa alla distruzione delle barche. Bisognerebbe capire quali siano i termini di fattibilità di queste misure e a cosa serva, in termini di salvaguardia delle vite umane, contrastare l'immigrazione in questo modo senza permettere la fuga di chi scappa da contesti difficili. Delle vite, è evidente importi poco.
Perché non permettere vie alternative e sicure di accesso all'immigrazione con canali e visti umanitari, domande d’asilo da paesi terzi e un reale programma di reinsediamento, oltre che a una diversa politica in termini di visti d’ingresso per motivi di lavoro?




Il disastro umanitario più grande della storia del Mediterraneo ci ha fatto indignare dai nostri divani per il tempo giusto, pronti a distrarci con un'altra polemica e a dimenticare tutto quello che è accaduto in precedenza.

 
L'indignazione dura poco, dopo si è subito pronti a scatenare una guerra d'odio nei confronti di gente pronta a morire pur di scappare.
Le campagne d'odio sui social di questi giorni sono a dir poco vergognose, con quelle frasi, quegli slogan che non fanno altro che dimostrare che il clima in questo Paese sta diventando davvero insostenibile


Ricordiamoci che è solo un fortunato caso che siamo nati nella parte dalla parte del mondo giusta, quella che punta il dito, promuove blocchi navali e chiude le porte.
Anche di questo dovremo fare i conti con la storia e con noi stessi.

Bisognerebbe sempre tenere a mente per cosa si è combattuto il nazifascismo.

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