martedì 15 ottobre 2024

Israele a Gaza: linee di etica cancellabile




Ci sono linee che segnano il limite oltre cui non si può andare. Quelle linee che se oltrepassate scateneranno una reazione; una reazione decisa, violenta e inequivocabile. Il conflitto in Ucraina lo ha mostrato: la linea era rappresentata dai confini da non superare, da non attaccare. I civili da non colpire, ma solo per "errore". Quegli attacchi da nascondere, condannare e rivendicare come falsi.


Le vittime civili in Ucraina in questi due anni e mezzo di conflitto sono state circa 23mila. Numeri incerti come sempre quelli di una guerra. Saranno 30mila, 40mila. Vittime che diventano numeri. Non si identificano come individui e persone. Soprattutto quando l'attenzione mediatica si sposta. Quando quella linea viene forzatamente spostata altrove.

La linea sulle violenze sui civili era invalicabile. Sempre. o quasi. In Ucraina, quando ci sono stati massacri sui civili come a Bucha chi li ha commessi cercava di nasconderli, oppure di dissociarsi bollando tutto come propaganda del nemico. Si sono avviate indagini della corte internazionale di giustizia e si è accusato i criminali di guerra, ma si tendeva a negare a nascondere.
Negli anni 90, a guerra fredda terminata, sono stati tanti gli interventi militari per salvare i civili da eccidi. Ovviamente in contesti dove le potenze occidentali avevano interessi geopolitici.

Stiamo imparando che invece quando sono "potenze amiche" a perpetrare questi crimini, la carta delle violenze sui civili non vale e la linea si può spostare in avanti e all'infinito. Perché non serve nemmeno più negare.

In 70 anni di occupazione della Palestina si è permesso a Israele di fare qualsiasi cosa. Continuare ad armarsi senza limiti; rendere carta straccia risoluzioni Onu; costruire muri; isolare milioni di persone,; richiuderle in gabbia; commettere eccidi; affamarle oltre che a arrestarle arbitrariamente a perseguire una politica di apartheid e avviare processo di colonizzazione territoriale senza opposizione.

Dal 7 ottobre 2023 però la linea è stata del tutto cancellata. Quell'orribile massacro (che non può non essere definito crimine) compiuto da Hamas su 1200 persone ha mostrato a tutto il mondo cosa possono produrre decenni di occupazione e di apartheid oltre che una politica colonizzatrice portata avanti dal governo più estremista della storia di Israele. Il 7 ottobre ha cancellato ogni linea. Ogni limite. Gli ostaggi considerati non più persone, ma considerati uno strumento di scambio o un motivo violento di vendetta. L'obiettivo non è mai stato liberarli dalle mani dei terroristi, ma far pagare il conto a tutto il mondo intorno e finalmente portare avanti una politica di conquista avendo mani libere.



La prima linea era tracciata sugli obiettivi civili.

Israele non ha mai avuto remora nel colpire civili, ammazzare giornalisti o arrestare indiscriminatamente chiunque senza alcuna prova. Con il 7 ottobre si è però aperto un nuovo campo. quello del genocidio. In un anno di bombardamenti e violenze in Palestina. Israele ha ucciso oltre 42mila persone. Civili. Ha colpito ospedali, scuole, campi profughi. Fatto morire persone di fame, bruciate vive, senza cure, senza speranza. Ha deportato milioni di persone che poi non ha esitato a colpire in una delle aree più densamente popolate del mondo.

La seconda linea era la Cisgiordania.

Se l'obiettivo era Gaza perché il centro di potere di Hamas, la Cisgiordania è l'obiettivo secondario. Lì non c'era Hamas, ma rappresentava un territorio da conquistare. Da colonizzare pezzo per pezzo. Attacchi e violenza indiscriminata da parte dei coloni e dell'esercito, da sempre. Già prima del 7 ottobre, ma da quando Gaza praticamente non c'è più, non ci sono più limiti nemmeno lì. La Cisgiordania presto non ci sarà. La Palestina era una linea di confine da dover cancellare. Un genocidio che la storia scritta dai vincitori difficilmente ricorderà.

La terza linea era quella di un confine di uno stato sovrano.

L'Occidente ha giustamente mostrato in maniera compatta la propria condanna alla Russia che ha attaccato uno Stato sovrano come l'Ucraina. Israele ha cancellato pure quella linea. Senza citare i continui attacchi e attentati nei confronti di esponenti di altri Paesi, oltre che alle metodologie terroriste e indiscriminate utilizzate. L'attacco al Libano è una chiara violazione del diritto internazionale. In poco tempo ci sono stati oltre mille morti tra i civili. Anche qui i limiti non ci sono. Serve solo perseguire il proprio obiettivo. Se in Palestina l'obiettivo è Hamas; qui è distruggere Hezbollah. A qualunque costo senza limiti e qualsiasi mezzo. La comunità internazionale ha condannato, si è indignata. Tante parole senza dare alcuna risposta concreta.
Se le sanzioni alla Russia per l'attacco all'Ucraina sono state velocissime, quelle a Israele sono fantasma. Anzi, si continua a finanziare la macchina di distruzione israeliana con Usa e Germania che confermano miliardi di finanziamento senza alcuna remora.

Poi c'è stato l'attacco al nord del Libano.

Quello a maggioranza cristiana. Un'altra linea cancellata.
Infine (per ora) la linea definitiva. L'attacco alla missione Onu Unifil. Una linea che in pochi avevano osato superare. Israele non si è nemmeno impegnata a nascondere o a mascherare quell'attacco, ma ha intimato l'Onu ad andare via.
I Paesi occidentali (Italia in primis) hanno così scoperto sulla loro pelle i crimini di guerra che Israele sta perpetrando da un anno a questa parte nella regione. Non ci sono sanzioni. Si continua a vendere armi. Si continua a specificare insensatamente quel diritto all'autodifesa di Israele, che ha definitivamente abbandonato alcuna strada diplomatica o di dialogo per avviare una politica di guerra totale e di terrore. Senza freni e senza limiti.
Perché agli Stati Uniti va bene così, nel momento più debole della politica americana con le elezioni alle porte. Si è deciso che Israele può fare tutto a qualsiasi costo.
All'orizzonte una guerra generalizzata in Medio Oriente, perché è chiaro che l'azione di questo governo estremista è finalizzata al ridisegno degli equilibri e a dominare una regione a qualsiasi costo umano. Senza nessuna linea di demarcazione.
L'etica occidentale è rappresentata da quella linea che cancelliamo e spostiamo ipocritamente ogni volta a nostro piacimento. A seconda di chi compie le azioni. Fino a portarcela davanti ai nostri occhi.
Per non vedere lo schifo allo specchio.

venerdì 29 maggio 2020

Il Paese degli uomini liberi



Dopo la morte di George Floyd, c'è un Paese in fiamme stanco e infuriato per la violenza da parte della polizia. Trump da sempre saggio cosa fa? Dichiara di voler censurare Twitter perché segnala le sue fake news e per tranquillizzare tutti, minaccia di far sparare sulla folla se le rivolte dovessero continuare.


Tutto riportato su quello stesso social che lui vuole censurare. Twitter per risposta gli segnala il twitt per incitamento alla violenza. Infine, in questa atmosfera pacata, un giornalista della Cnn viene arrestato in diretta televisiva.
Non c'è che dire, un altro gran giorno per il Paese degli uomini liberi.

p.s. Il giornalista arrestato è nero...


mercoledì 27 maggio 2020

Siamo nell'epoca della banalizzazione del male

Ma qui dall'altra parte dell'Oceano non siamo migliori, non siamo da meno. Viviamo nella paura, nell'indifferenza e nell'odio. Con cittadini di serie a, serie b e quelli che fanno il campionato degli invisibili.
Il tutto è bello apparecchiato per gli odiatori seriali, alimentati dalle fake news che contribuiscono a diffondere. Si trasformano in autentici troll, commentatori di odio, ormai impossibili da bloccare. Si è perso il senso della realtà oltre che dell'umano. Si guarda tutto a distanza di uno schermo di uno smartphone, di una tv, di un computer o di una propria convinzione dovuta a ignoranza, razzismo o semplice paura. Distanti dall'empatia si fa il tifo, come allo stadio dove si gridano i peggiori slogan, perché si è persa la percezione della realtà e dell'umanità e si vuole solo affermare la propria propria parte. Restiamo umani non ha più senso. 
Siamo nell'epoca della banalizzazione del male.



I can't breathe

Non riesco a respirare. 

Mi fa male lo stomaco. Mi fa male il collo, dappertutto. Lo state ammazzando grida un passante.
4 minuti di video che danno i brividi.


Non riesco a respirare.

Queste le ultime parole di George Floyd, un nero di 46 anni, morto a Minneapolis, in Minnesota, dopo che un poliziotto gli ha tenuto il ginocchio premuto sul collo per alcuni minuti. 

Non riesco a respirare

E in effetti George Floyd muore pochi minuti dopo. Si può morire in quattro minuti.
Il tutto sarebbe cominciato dopo che un commerciante aveva denunciato George Floyd perché aveva usato una banconota da venti dollari falsa. Gli agenti arrivati poi sul posto lo avrebbero trovato in macchina, a dir loro in condizioni non troppo lucide e Floyd si sarebbe rifiutato di uscire dalla macchina. A quel punto lo hanno messo a terra e ammanettato, accorgendosi che Floyd era in condizioni di salute precarie. Poi la scena, con il ginocchio a bloccare il collo e praticamente a strozzare George Floyd che sarebbe morto pochi minuti dopo in ambulanza. Purtroppo per gli agenti della polizia di Minneapolis, la scena del suo arresto è stata ripresa da alcuni passanti.


domenica 24 maggio 2020

They were us

La pagina del New York Times questa mattina è di una forza prorompente con il nome di tutte le quasi centomila vittime da Covid-19 negli Usa con la provenienza e una piccola frase per identificarne la personalità. Un tentativo di dare un volto a vittime troppo spesso finite nell'elenco freddo delle vittime come semplici numeri.
Quasi tutte le testate italiane hanno ripreso questa pagina.
Molti con toni ammirati.
Quelle stesse testate che hanno fatto del sensazionalismo, delle classifiche tra regioni e dei bollettini l'unica ragione di esistere.
Quelle stesse testate che hanno trattato le vittime di questa immane tragedia come questione puramente di matematica o di strumentalizzazione politica, o peggio ancora per clickbaiting. Il bel tacer non fu mai scritto oggi ancora di più.
They were no simply names on a list, o numeri, aggiungerei.
They were us.


sabato 23 maggio 2020

La memoria di Capaci




"Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno."
Giovanni Falcone

Già... quel sostegno che in tanti, troppi, a parole davanti alle telecamere hanno sempre dichiarato, ma che di nascosto rinnegavano. Oggi ci si ricorda di chi ha lottato, senza piegarsi e senza paura, per lo Stato, quello con la S maiuscola, per noi persone perbene, e non quello con la s piccola che forse l'ha abbandonato senza proteggerlo. Oggi si ricorda la grande professionalità, la dedizione al lavoro di uomini coraggiosi che non arretravano mai. 



sabato 29 giugno 2019

Porti insicuri

Ora che l'avete arrestata dovrete provare che la Libia è un porto sicuro, che la Tunisia non disconosce l'asilo, che Malta abbia ratificato le convenzioni sull'offerta di un porto sicuro e che l'Olanda sia a poche ore di navigazione da qui. Attendo con ansia tutto questo. Il vostro odio non sarà un aggravante nel processo e nemmeno gli insulti. Però basta parlare di umanità, perché quella ce la siamo già giocata, parliamo di diritto di navigazione e diritto internazionale. L'Italia si trova nel Mediterraneo ed è il Paese più vicino alla Libia, fatevene una ragione.


mercoledì 26 giugno 2019

Forza Carola Rackete

Nei 12 giorni del braccio di ferro con la Sea-watch sono sbarcate in Italia 160 persone. Numeri che mostrano quanto sia farlocca l'emergenza che ci propinano ogni giorno e quanto il messaggio dei porti chiusi e del qui non arriva nessuno sia falso. In realtà il caso Sea-watch è solo l'ennesima dimostrazione di che venditore di fumo sia chi governa e dirige questo Paese. Politici che fomentano la pancia di tanti odiatori seriali mentre sono incapaci di fare il loro lavoro, ma solo bravi a  fare propaganda e strumentalizzazione sulla pelle degli ultimi. Resta solo tanta amarezza se si leggono i commenti di tanti italiani lasciati sulla pagina social della Sea-watch. Da questo si capisce che c'è davvero poca speranza. Stiamo davvero facendo diversi passi indietro.
Un appello a chi dovrebbe governare e ragionare di testa e non di pancia.
Fateli scendere da quella dannata barca.
 
A chi invece ancora ragiona con la testa e ha un po' di umanità residua: difendiamo la nostra dignità, difendiamo e sosteniamo la Sea-Watch.
Forza Carola 


domenica 23 giugno 2019

Quarantadue


Stiamo tenendo in ostaggio 42 persone. Ripeto stiamo tenendo in ostaggio 42 persone. 


Silvia Romano subito libera!

Sono sette mesi e di Silvia Romano nessuna traccia ancora. Cosa si sta facendo per trovarla e liberarla? Dov'è Silvia? Possibile che il Governo non dia o non abbia notizie?
Il tempo della segretezza per non ostacolare le indagini è finito.