domenica 9 agosto 2015

#LaDedicaDellaSettimana n. 17 alla corsa della speranza di Abdul Rahman Haroun nel tunnel della Manica.

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La dedica della settimana 

La Calais - Folkestone non è una gara podistica. Non potrebbe esserlo visto che sono due città separate dal mare. Una in Gran Bretagna e l'altra in Francia unite dal tunnel della Manica. L'Eurotunnel è pensato per mezzi come treni o auto, percorrerlo a piedi è un grosso rischio a causa dell'area rarefatta, il poco spazio dedicato a eventuali pedoni e le temperature roventi. Per i responsabili della gestione del canale è impossibile percorrerlo a piedi e chi si appresta a quest'ardua impresa può andare incontro a una morte quasi certa. Qualcuno però è quasi riuscito a farlo.
Abdul Rahman Haroun ha compiuto davvero un'impresa, a quasi quaranta anni di età, con una preparazione fisica dubbia e nonostante quelle condizioni proibitive, è riuscito a percorrere il tragitto di 50 km in quasi 11 ore, tra temperature roventi, area rarefatta, semi oscurità e treni ad alta velocità. Una vera e propria impresa. Quasi da Guinness. A quasi un chilometro dal "traguardo", però, il viaggio del signor Haroun è stata bloccato dalle guardie di sicurezzo e il suo sogno si è infranto. Purtroppo, non parliamo di un'impresa sportiva. Non ci sara nessuna medaglia, né menzione per Abdul Rahman Haroun, nessun onore o parata di festa. Ad aspettarlo ci sarà solo un processo davanti alla Corte di Canterbury. Già, perché il signor Haroun non è uno sportivo, non cercava la gloria con la sua corsa e nemmeno l'iscrizione nel Guinness dei primati. Il signor Haroun è un clandestino, era in fuga dal Sudan verso il sogno della Gran Bretagna, quello che lo aveva spinto fino a Calais e che voleva perseguire a ogni costo, fino alla fine, perché in fondo non aveva nulla da perdere, se non la sua vita.
La dedica della settimana n.17 non può che andare a lui e a tutte quelle persone che ancora aspettano di conoscere il loro destino, che affollano Calais, Ventimiglia, Lampedusa e sono trattati da ospiti indesiderati. Un peso nel groppone, di cui liberarsi il prima possibile.

A loro è dedicato questo post.

 
 

La corsa del signor Haroun


Sono le 19.30 di martedì quattro agosto quando scatta l'allarme a Coquelles che segnala un tentativo di accesso al tunnel della Manica. Nell'entrata di Calais è ressa, le guardie freancesi interrompono il traffico verso il tunnel e si affrettano all'interno, l'atmosfera in questi giorni è stata difficile con tutti quei tentativi di accesso al sito. Sicuramente ci sarà stato l'ennesimo tentativo. Bisogna controllare con le centinaia di telecamere chi sta tentando di accedere al tunnel e fermarlo. Già, bisogna bloccare qualsiasi accesso perché passare nel tunnel è un suicidio assicurato, con quelle temperature roventi e quel traffico ferroviario così veloce, morire schiacciato o soffocato è un attimo. Le guardie francesi non trovano nulla, nonostante sia stato inviato un convoglio all'interno con luci speciali. Le telecamere non lo trovano, la disperata corsa di quell'intruso continua nel buio del tunnel anche ad allarme lanciato. Passare dall'altra parte è impossibile, ma pure arrivarci vivo. La notte prosegue così, alla ricerca del fuggitivo. Intanto, quello, che poi si scoprirà essere il signor Abdul Rahman Haroun 40 anni, dal Sudan, continua nella sua corsa, nessuno sa chi sia, se è ancora vivo o cosa vuole dimostrare con quella pazza impresa. Lasciarlo andare non è possibile, si rischierebbe l'emulazione di altri che ancora non sanno che uno di loro è in corsa verso la Gran Bretagna. In corsa verso il sogno, potrebbe essere un bel titolo, non per francesi e inglesi però. Quella corsa che, per il signor Haroun, è stata l'unica soluzione disperata per superare il divieto. Un blocco per il tuo passaggio verso il sogno. Uno come lui va fermato. Un cencioso del Sudan, senza lavoro, né documenti. Uno che scappa dalla propria casa non ha la stessa dignità di altri. Quando per gli altri la tua vita è solo un fastidio, un peso, che conta meno di zero, anche il più orgoglioso se ne convince. Allora, rischiare il tutto per tutto non è più un problema. Perché c'è la certezza che, restare lì, significa continuare ad aspettare fino alla chiusura in uno di quei centri lager, quasi delle prigioni, o  peggio ancora essere costretti a tornare nel proprio Paese. In quell'inferno, da cui si è scappati, a tutti i costi.
Quel costo il signor Haroun lo ha pagato con quella corsa disperata. Unidici ore continue a nascondersi e a cercare di respirare il meno possibile. Perché percorrere 50 km in quelle condizioni, significa avere una forza di volontà superiore, che rende eroica anche la più debole delle speranze.
Alla fine è quella piccola speranza rimasta che spinge ad andare avanti, nonostante tutto. Perché, anche pe ril signo Haroun era chiaro che quella corsa era destinata a finire. Perché dall'altra parte era difficile uscire e gli inglesi non sono come i francesi. L'impresa era riuscire a entrare in Gran Bretagna, doveva saperlo anche Haroun.

La fine della corsa

 

A un chilometro dalla fine di quella lunga corsa, il signor Haroun è stato bloccato dalle guardie britanniche. Nessun applauso e nemmeno onori ad aspettarlo. A Folkestone, nella contea del Kent, c'erano solo le manette e un'incriminazione. Secondo la giustizia britannica ha reso intralcio al traffico ferroviario del tunnel e sarà giudicato dalla Corte di Canterbury per violazione di una legge del 1861, il Malicius Damage Act. Per questo, il signor Haroun rischia due anni di carcere.

Accoglienza europea

 

La situazione del signor Haroun è quella di migliaia di Migranti che, sopravvisuti ai viaggi della morte, cercano un senso al loro futuro. Le situazioni ai confini dell'Europa sono difficili per l'incapacità di trovare una soluzione comune. Il rischio è quello della demagogia, come per alcuni in Italia, perché chiedendo il cosiddetto giro di vite sull'immigrazione, significa diminuire i visti umanitari e praticare più politiche di rimpatri. Nella tipica filosofia del chissenefrega della situazione degli altri. Prima gli italiani. Guai a dire che concetti del genere sono razzisti, perché poi ti tacciono di buonismo o ti invitano ad accoglierli a casa tua. 
Negli altri Paesi europei la situazione non è tanto diversa. In Ungheria si costruiscono muri, la Grecia lancia l'allarme perché alcune sue belle isole turistiche sono invase da barconi e la Germania invita gli stranieri a non venire. Dipende però, ci sono migranti di serie A e quelli di serie B. Per i primi si trasmettono pubblicità sulle bellezze turistiche e artistiche del proprio Paese, per i secondi si producono video per scoraggiare l'arrivo di migranti.

Quando si dice che muoversi non è per tutti.

Haroun lo aveva capito e ha deciso di fare da solo. La dedica di questa settimana va a lui.

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