Giorni dopo gli esaltanti risultati del referendum, ci sono ancora tanti che in rete o per strada piangono lacrime di dolore sulle spoglie del governo Renzi. Quando il senso di onnipotenza ti scava il baratro senza che nemmeno ci si accorga.
Lacrime sulla riforma, lacrime sull'unico governo realistico per l'Italia, l'unico che i numerosi fini politologi vedono per evitare la calata dei barbari: i vari Salvini, Brunetta, grillini e Berlusconi. Questo soprattutto dopo le immagini di giubilo e di esultanza da vittoria del referendum, lacrime affiancate all'indignazione per i tanti che hanno votato no.
"Perché bastava un sì per cambiare, perché Renzi ci ha provato, ma la riforma costituzionale (la migliore di sempre) nessuno l'ha capita. Perché era l'occasione per poter cambiare e nel momento che finalmente si poteva, un no ignorante (nel senso che la maggioranza dei votanti ignorava realmente il merito della riforma) ha bloccato tutto. Bloccato tutto per un odio personale nei confronti di Renzi, un odio nei confronti del Governo grazie alla strumentalizzazione dei partiti che hanno caldeggiato la bocciatura della riforma e i veri poteri forti che hanno contrastato il Governo. Perché, sempre secondo i delusi renziani, i veri poteri forti erano con il no, altrimenti non sarebbe passata la riforma."
In buona sostanza è questo che leggo, che sento, in molti discorsi di politici dell'ultima ora, rimasti delusi dall'esito referendario.
Non mi dilungo sul perché era importante il no, in quanto l'ho già scritto su questo blog e un altro post uguale sarebbe inutile.
LEGGI ANCHE: Riforma costituzionale, tanta disinformazione tra chi dice sì e chi dice no, a pagare è la Costituzione
Il voto referendario è stato un voto di merito sulla costituzione e sulla riforma che Renzi ha voluto far diventare una questione di parte e visti gli esiti eclatanti della votazione è stata ovviamente trasformata in un voto sul governo. La personalizzazione di questo voto è uno dei più gravi errori di Renzi oltre tutte le questioni di metodo già citate nel post sopra che vi invito a leggere. Tutti quelli che piangono sulle spoglie del Governo, dovrebbero notare proprio il grande errore di Renzi: fare della Costituzione una questione di parte e usarla, con una riforma totalmente errata, per legittimare la sua figura politica. La legittimazione elettorale la si conquista attraverso le elezioni, invece se si cercano scorciatoie è molto facile andare incontro a brutte figure. Brutta figura come quella fatta da Napolitano, deus ex machina di quello che sta accadendo nel nostro Paese in questi anni e solo in pochi gli stanno dando le giuste responsabilità.
Dimissioni
Ora ci sono le dimissioni e l'invito dei tanti a restare, perché il 40.5% dei voti appare a questi come un grande risultato nel "Renzi contro tutti". Bisognerebbe precisare che, così come il fronte del No è stata una realtà composita, così anche il fronte del sì lo è stato. Perché considerare il 40% come il bacino elettorale di Renzi è un grave errore strategico oltre che di metodo, in quanto studi di flussi elettorali hanno indicato come il sì sia parte del voto del Pd, parte delle altre forze politiche che hanno appoggiato la riforma, molti fuoriusciti dei partiti del No e i tanti indecisi dell'ultim'ora.
Appartenenze di voto
Di questi non tutti voterebbero Renzi alle elezioni, e orientativamente potremmo assegnare a Renzi e al Pd un 30% dei voti circa, che non è nulla di diverso rispetto a quello che già il Partito Democratico aveva. In ogni caso, questi discorsi lasciano il tempo che trovano, perché fare riferimento ai voti referendari su logiche di appartenenza partitica può essere una lettura molto parziale e imprecisa ed è sostanzialmente inutile, visto che più per appartenenza partitica si va volente o nolente a votare sul voto di opinione, eccetto lo zoccolo duro dei fedeli alla linea. Perché se gli esiti del referendum contassero qualcosa a livello di risultati politici avremmo avuto negli anni 60-70, come ha scritto Scanzi su il Fatto Quotidiano, un Pannella re assoluto delle elezioni.
Un giudizio nel merito e metodo
Se invece si vuol far passare il referendum come un giudizio sul governo, tacciandolo come un errore vista l'importanza dell'opportunità della riforma, questo fa capire ancora di più la valenza di quello che Renzi ha considerato una priorità e soprattutto la distanza dalla realtà del suo Governo. Una realtà che come sottolinea il quadro dato dall'Istat in questi giorni, disegna un Paese impoverito con tanti vicini ai limiti della sussistenza e con i giovani che ormai più poveri dei loro nonni.
Che poi non si dovrebbe dimenticare il Job's Act, la Buona Scuola e l'incredibile invasione mediatica che Renzi ha messo in atto in questi mesi. Il voto referendario è stato un vero e proprio voto di resistenza altro che protesta, Resistenza che con la parola Costituzione ci sta benissimo.
E ora elezioni?
La rabbia di chi si sente tradito dal voto chiede di abbandonare subito il governo e lasciare il Paese nel kaos che ha voluto. L'irresponsabilità al potere insomma.
Andare alle elezioni ora è impossibile, soprattutto per la legge elettorale. Il bel regalo di Renzi è proprio quello, un misto di errori e arroganza che porta a casa una legge elettorale che sancisce la fine del bicameralismo, prima che questo sia ancora passato col referendum.
I partiti in un modo o nell'altro dovranno mettersi d'accordo e votare ciò di necessario c'è da votare, come il bilancio; attendere il giudizio di gennaio della Corte costituzionale sull'Italicum e approvare una legge elettorale. Magari il ritorno al Mattarellum, intanto per fare in fretta.
Chi ci sarà dopo Renzi?
Dirlo è complicato ora perché la ferita di quelli del Pd è ancora abbastanza fresca. Credo che per condurre un governo di transizione ci debba essere una personalità in grado di guidare per qualche mese un governo che sia capace di non dividere ancora di più il partito di maggioranza, inoltre cher sia in grado di non suscitare irritazioni nel centro destra e tenere buone le ire pentastellate e leghiste per delle elezioni che magari non ci saranno subito, ma nell'autunno dell'anno prossimo. La funzione sarebeb quella di traghettatore per riparare i danni fatti.
I nomi sembrano essere quelli di Grasso o Del Rio, su cui non voglio esprimere un parere. Certo è che se bisogna pescare il nome nella lista degli eletti del Pd, non c'è nulla di meglio. Eviterei un altro economista come Padoan, perché è meglio mandare un messaggio che esprima il ritorno del controllo della politica sull'economia e non viceversa, come negli ultimi decenni.
Per ora, quel che sembra essere certo, a meno di grandi sorprese è che, più o meno presto, Renzi si farà da parte, ma non disperate anime piangenti, state tranquilli. Lui ritornerà, presto o tardi ritornerà. In Italia gli arroganti tornano sempre, peggio di prima.
Nessun commento:
Posta un commento