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martedì 1 maggio 2018
Buon primo maggio ovunque sia
Un Paese si giudica anche in base alle feste nazionali che celebra.
La settimana che va dalla Liberazione al Primo Maggio l'ho sempre considerata la settimana civica per eccellenza, quella in cui il Paese dovrebbe ricostruire dalle sue macerie la sua memoria, partendo da quelle che sono le basi su cui tutto è rinato. Lavoro e resistenza.
Sogno un Paese che ai mille giorni di festività religiosa, sostituisca una settimana dedicata alla propria memoria, che vada dal riconoscere gli orrori perpetrati nel processo di unificazione, passando dalla liberazione, alle vittime delle mafie, fino alla festa dei lavoratori, ma purtroppo è un'utopia. Il lavoro è sempre stato uno dei fattori divisivi del nostro Paese e ha segnato tante generazioni, anche la mia e un po' anche me.
La voglia di un'esperienza di vita diversa, e nello specifico la ricerca di un lavoro più stabile, mi hanno portato via dall'Italia. La mia è stata una scelta consapevole, per tanti l'emigrazione è invece una costrizione, perché lavorare per l'autosufficienza e in maniera dignitosa è sempre più un'utopia in Italia. Per anni ho lavorato part time e poi in ammortizzatore sociale, per anni ho scritto gratis o quasi, da perderci la voglia. Sempre I migliori settori ho scelto. Se un vecchio adagio diceva che il lavoro nobilita l'uomo, in questi anni in Italia il lavoro lo ha mortificato grazie alle continue leggi e alle regole d'impresa che non hanno fatto altro che considerare i diritti dei lavoratori e i loro salari un ostacolo per i profitti. Si vive precari tra minacce di licenziamenti e gare al ribasso.
Si rischia la vita e si muore, perché a nessuno importa. Per primi ai lavoratori stessi divisi in una guerra tra poveri. Viviamo in un'epoca in cui il lavoro è i lavoratori sono scomparsi anche dalle parole dei politici, nonostante l'Italia sia uno Stato di campagna elettorale permanente. E oggi si festeggia. Tutti o quasi in Europa e nel mondo festeggiano e ricordano il Primo Maggio. Chi più, chi meno. Chi retoricamente, chi convinto. Quasi tutti. Quasi...
L'Olanda è uno dei pochi Paesi europei in cui il Primo Maggio, la festa dei lavoratori, non è festa nazionale. Ci penso da giorni e la sensazione è strana. Il sentire sociale e comunità qui è totalmente diverso, il sentimento utilitarista e individualista che segnano questa società, compongono una comunità davvero differente per come è stratificata e differenziata tra le mille nazionalità la realtà sociale e lavorativa di questo Paese. Un Paese di servizi, di doveri chiari, di spese, di costi, a volte davvero strani e discutibili, di opportunità e di diritti riconosciuti.
Oggi io lavoro come tanti miei colleghi, come tanti italiani e stranieri che sono emigrati qui per lavorare. Oggi lavoriamo come se fosse un giorno normale. Per loro è un giorno come tanti, per un tipo politicizzato come me non potrà mai essere un giorno normale, oggi è l'ultimo giorno della mia settimana civica, ma per tanti miei colleghi sarà solo martedì e un peccato per non poter fare ponte e braciate.
Giorno normale quindi. Di lavoro.
Perché è questo che alla fine importa, oltre le belle parole e le belle feste comandate che si riempiono di slogan su palchi gremiti e si dimenticano nella vita quotidiana. Oggi qui si lavora con dignità, questo è quello che conta...
Questo dovrebbe essere il Primo Maggio e gli altri giorni dell'anno anche da noi. Per chi un lavoro l'ha perso, per chi ci ha rimesso la vita. Perché senza diritti non è lavoro ma schiavitù. Buon Primo Maggio a tutti, tutto l'anno... Dovunque sia.
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