La dedica della settimana
Arrivare alla dedica della settimana n.19, lo ammetto non è stato facile, non tanto per il tempo da dedicare al blog, perché è sempre un piacere scrivere, ma per la quantità di eventi e situazioni che possono colpire la sensibilità.
Ti viene da cercare il senso di quello che accade, purtroppo la motivazione di alcuni avvenimenti ci è ignota oppure c'è, è evidente, ma non ci piace e non l'accettiamo, purtroppo c'è, con tutte le conseguenze.
La dedica di questa settimana non può non andare a chi non si limita a scrivere o a fare chiacchiere, ma opera sul campo per cercare di cambiare la realtà delle cose, per davvero.
La dedica n.19 va a Medici senza frontiere, va a Emergency, va a alla Croce rossa internazionale e a tutte quelle Ong che sul territorio operano in contesti rischiosi.
La dedica n.19 va a Medici senza frontiere, va a Emergency, va a alla Croce rossa internazionale e a tutte quelle Ong che sul territorio operano in contesti rischiosi.
Kunduz
Le bombe sull’ospedale di Medici senza frontiere a Kunduz mostrano la considerazione che l'esercito americano ha delle azioni umanitarie, manifestata anche dalle contraddizioni tra le versioni di comando Nato in Afghanistan e governo afghano.
Prima l'attacco è stato definito un errore, per la mancanza di segnalazioni e di localizzazione dell’ospedale, giustificazione subito contraddetta dagli operatori umanitari, visto che ogni presenza viene segnalata alle parti in conflitto. Un presunto errore durato a lungo, visto che il bombardamento è continuato per quasi un’ora, nonostante gli appelli ai comandi americani. Poi la tesi è cambiata, si è infatti affermato che all'interno del sito ci fossero dei guerriglieri talebani, giustificazione anche questa smentita, soprattutto per le vittime, tutte civili tra personale sanitario e feriti ricoverati. Ormai, è in atto una tendenza a criminalizzare l'intervento a fini umanitari. Gli ospedali curano tutti, sia amici, sia nemici e questo ovviamente non piace. Quei morti non avranno giustizia, ma solo silenzio.
Prima l'attacco è stato definito un errore, per la mancanza di segnalazioni e di localizzazione dell’ospedale, giustificazione subito contraddetta dagli operatori umanitari, visto che ogni presenza viene segnalata alle parti in conflitto. Un presunto errore durato a lungo, visto che il bombardamento è continuato per quasi un’ora, nonostante gli appelli ai comandi americani. Poi la tesi è cambiata, si è infatti affermato che all'interno del sito ci fossero dei guerriglieri talebani, giustificazione anche questa smentita, soprattutto per le vittime, tutte civili tra personale sanitario e feriti ricoverati. Ormai, è in atto una tendenza a criminalizzare l'intervento a fini umanitari. Gli ospedali curano tutti, sia amici, sia nemici e questo ovviamente non piace. Quei morti non avranno giustizia, ma solo silenzio.
Guerra a chi?
In uno scenario di guerra ormai divenuto tradizionale, come il Medio Oriente, non è nemmeno chiaro quale sia il reale nemico che si sta combattendo.
Iraq, Afhanistan, Siria, Yemen e il perenne conflitto tra Palestina e Israele.
In Yemen, gli attacchi dell'Arabia Saudita nei confronti dei ribelli Houthi hanno causato, nei sei mesi di conflitto, la morte di oltre 2300 civili tra cui 400 bambini e più di un milione e mezzo di sfollati. I sauditi sono riusciti anche a evitare il tribunale per i crimini di guerra.
In Iraq e in Afghanistan la situazione è davvero paradossale, in quanto le forze istruite dagli alleati occidentali si stanno dimostrando incapaci di poter combattere da sole e questo lascia molti interrogativi su un effettivo disimpegno delle forze di occupazione nei prossimi mesi.
La Siria è invece lo scenario che sta più colpendo l'attenzione dei media, per la massa di profughi che produce, la ferocia del conflitto con l'Isis e il ruolo svolto da Russia e Turchia. Proprio questi ultimi apparentemente in guerra contro l'Isis, in realtà hanno degli obiettivi piuttosto diversi da quelli ufficialmente dichiarati. I russi portano avanti una guerra che mira a voler mantenere Assad al suo posto, quindi bombardano l'Isis, ma anche i ribelli siriani che contrastano il dittatore. Anche i turchi di Erdogan stanno combattendo una guerra che in realtà è ontro i Kurdi, i maggiori nemici di Erdogan.
Situazione paradossale su paradossale, gli unici veri oppositori dell'Isis, i kurdi sono combattuti su due fuochi.
In Turchia a pochi giorni dalle nuove elezioni, il clima di tensione sta aumentando, con la stretta contro i kurdi strumentalizzati e attaccati da ogni lato. Le bombe di oggi lo dimostrano e fare discorsi di pace, è pericoloso.
Serve un intervento diplomatico che miri realmente a cercare un dialogo nella regione, sicuramente non saranno i bombardamenti russi pro Assad a farlo e nemmeno gli attacchi turchi o sauditi.
È in questo scenario di forte atomizzazione del conflitto, che si trovano a operare le Ong umanitarie, prese tra più fuochi.
Poi gli attacchi all'ospedale li definiscono degli errori.
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