sabato 14 ottobre 2017

Rosatellum bis: ma la legge elettorale è davvero così importante?


Tra chi evoca modi da regime e chi denuncia il solito inciucio, non sarà una nuova legge elettorale a cambiare le sorti dell'Italia


Ci risiamo, elezioni alle porte, governo “nuovo” (si fa per dire), legge elettorale nuova. Se l’anno scorso, il 2016, era stato monopolizzato dalle polemiche sull’Italicum e da tutti i bei cambiamenti che avrebbe portato, modifica della Costituzione compresa, con la riforma costituzionale poi affossata nel referendum del 4 dicembre, nel 2017 abbiamo il Rosatellum, che porta il nome di Ettore Rosato, capogruppo del Partito Democratico alla Camera dei deputati. La nuova legge, nella versione modificata dopo le polemiche nel corso di questi mesi, è stata approvata alla Camera con anche il voto di fiducia e nei prossimi giorni passerà al vaglio del Senato per poi diventare legge.

Tante polemiche, urla e accuse di "fascistellum", come al solito si tira fuori l'improprio paragone con il regime fascista.

Siamo un Paese da legge elettorale


La polemica sulla legge elettorale è una delle questioni che più appassiona e infervora il dibattito politico italiano. Sono anni che le maggioranze liquide che costellano la storia parlamentare italiana, si colpiscono a suon di leggi elettorali. La questione è comunque diventata ancor più spinosa negli ultimi decenni, anche perché se dalla caduta del regime fascista e dalla nascita della Repubblica Italiana, nel 1946, fino al 1993 lo svolgimento delle elezioni politiche italiane era stato regolato da una legge proporzionale classica (con modifiche apportate nel corso del tempo), dalla fine della prima Repubblica in poi, si è avuto un dibattito costante e continuo su leggi elettorali cambiate e da cambiare. In 150 anni di storia unitaria si sono avute 12 formule elettorali diverse, tre solo negli ultimi quindici anni con le leggi elettorali Mattarellum, la Calderoli, e l’Italicum poi cancellato con il referendum, a breve si avrà una quarta legge. Bisogna alquanto sottolineare come una legge che rappresenta una questione tecnica consistente nella formula elettorale che serve a il meccanismo di traduzione dei voti in seggi, sia una questione senza soluzione. 

Cerchiamo di chiarire un concetto:
Non è la legge elettorale a rendere un sistema disfunzionale o fallimentare, ma è la classe dirigente e l'opinione pubblica a renderlo tale.
Vediamo perché.

Se negli altri Paesi europei le leggi elettorali sono meccanismi che solitamente durano a lungo rispettate, tant'è vero che nei principali Paesi democratici del mondo sono molto longeve. In Italia, questo patto viene continuamente rimesso in discussione.
Una classe politica instabile e litigiosa tende a non riconoscersi reciprocamente, ad aumentare il senso di distacco tra politica e società e a far aumentare i conflitti. La questione centrale è sempre quella di chi far prevalere tra rappresentanza o governabilità.


Come funzionerebbe il Rosatellum?


La legge prevede un sistema elettorale misto, con il 36% dei seggi assegnati con il modello maggioritario e il 64% con quello proporzionale. Il maggioritario prevede che 231 seggi alla Camera e 116 seggi al Senato vengano assegnati tramite i collegi uninominali, nei quali vince il candidato che ha ricevuto più voti. Gli altri seggi vengono assegnati con il metodo proporzionale in collegi plurinominali e i listini saranno contenuti, da 2 a 4 candidati ognuno. Per essere attribuiti valgono i risultati conseguiti a livello nazionale tra le liste (anche coalizzate) che hanno superato la soglia di sbarramento del 3% (10% per le coalizioni). Il deputato eletto in un collegio uninominale e in almeno un collegio plurinominale viene considerato eletto in quello uninominale. Viene imposto un tetto alle pluricandidature, al massimo 5. Nei collegi uninominali la legge prevede una soglia di genere, nessuno dei due sessi può essere rappresentato al di là della quota del 60%-40%. La stessa soglia deve essere rispettata, a livello regionale, nei collegi plurinominali. Il Rosatellum bis delega al governo il compito di definire i collegi uninominali e plurinominali sia per la Camera, sia per il Senato. Inoltre un emendamento definito un po’ impropriamente “Salva Verdini” prevede che le persone residenti in Italia possano candidarsi anche nelle circoscrizioni estere, per un principio, che il deputato del PD Emanuele Fiano, è di reciprocità :in quanto se è possibile per i residenti all'estero candidarsi in Italia, per i residenti in Italia dovrebbe essere possibile candidarsi all'estero. 

Cosa bisogna aspettarci da questo sistema?


Innanzitutto la storia recente della politica italiana ci mostra che fin quando la legge non viene firmata dal presidente della Repubblica non si può considerare certa (il voto al Senato è sempre imprevedibile), ma neanche dopo viste le recenti sentenze della Corte Costituzionale. Quindi fin quando non lo si approva, non si può essere certi del Rosatellum. Per quanto riguarda il merito, sono tante le discussioni e le polemiche dietro questa riforma. Il meccanismo è tutt'altro che semplice e l’esito che potrebbe derivare dalla legge risolverebbe poco i problemi di governabilità che verrebbe assicurato grazie alle coalizioni variabili.

Il solito sistema del non risolvere nulla?



Certo il metodo e lo stile con cui si è forzata l’approvazione di questa legge sono tutt’altro che consone all’importanza che dovrebbe avere tale provvedimento. C’è chi urla contro il solito golpe, chi lo definisce fascistellum. Sicuramente questa legge elettorale non appare una buona legge, non risolve molti problemi atavici degli ultimi meccanismi elettorali, amplificandone altri. Rappresenta una toppa che il sistema partitico vuole mettere al Consultellum che tanto spaventa. In ogni caso non sarà questa l’ultima legge elettorale su cui si discuterà. Si cerca spesso la soluzione dei mali della politica italiana in una legge elettorale, un meccanismo tecnico che non può che riprodurre le divisioni, le fragilità e l’incapacità strutturale di una classe politica di darsi regole certe sia in termini di convivenza pacifica, sia di elezioni. Non sono le leggi a dare stabilità ai sistemi politici. Sono i sistemi che covano al loro interno i semi di quella instabilità che posi si riflette in una rappresentanza poco efficace.

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