Charlie Hebdo ritorna alle cronache con le sue vignette, dopo i terribili attentati di gennaio 2015. Questa volta obiettivo della satira della rivista francese è l'Italia e il terremoto che ha colpito nell'epicentro tra i comuni di Accumoli, Amatrice (provincia di Rieti) e Arquata del Tronto (provincia di Ascoli Piceno).
Come poteva essere prevedibile le vignette hanno scatenato l'ira e le accuse di vergogna e indecenza sui social network, con i tanti "Vorrei sapere dove sono e cosa dicono i tanti Je suis Charlie di un anno fa...?" Riportando quasi come per dato la connessione col fatto che un po' i vignettisti il dramma degli attentatori se lo sono un po' cercato e che chi pubblica queste indecenze di sicuro non è eroe e soprattutto questa non è satira perché non fa ridere nessuno.
Dopo un anno e mezzo si riparla di satira e di vignette e l'indignazione questa volta è tutta italiana, con l'ambasciata francese che tiene a sottolineare che Charlie Hebdo non rappresenta la Francia e che quelle vignette non sono condivise.
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Prima di analizzare le vignette incriminate, cerchiamo ancora una volta di fissare e chiarire il significato di satira, perché in tanti si sono accesi a specificare che queste vignette non sono satira e che non fanno ridere.
Siccome la definizione di satira non è semplice da specificare, perché la satira in sé non si inserisce in un confine preciso prendo in prestito le parole di un maestro della satira italiana, Daniele Luttazzi, che nel 2006 definì così l'arte satirica.
La satira è...La satira, per definizione, è contro il potere. Contro ogni potere. E’ una combinazione di ribellione e irriverenza e mancanza di rispetto per l’autorità. (…) La satira è esercizio di libertà. (…) La satira dev’essere contro ogni potere. Anche contro il potere della satira.
può essere divertente, può essere volgare, può essere ironica, può essere fascista, può essere tante cose. Il limite è il gusto di chi fa satira.
Può piacere o non piacere, può essere più difficile e non essere tanto semplice da cogliere, si può ignorare o attaccare.
La storia dei satiri e della satira conosce tante repressioni e tanti attacchi.
La satira non è per tutti e può essere suscettibile di strumentalizzazioni, l'importante sarebbe coglierle per evitare di diventare uno strumentocapace usarci.
Detto questo, terminiamo il sermone istruttivo sugli argomenti e prendiamo in considerazione le vignette, anzi la vignetta incriminata di Charlie Hebdo che tutti i tg stanno spiattellando tra i titoli e che tanti, moralizzatori della prima, seconda e terza ora stanno attaccando indignati.
Con tanto di frase "Circa 300 morti in un terremoto in Italia. Ancora non si sa che il sisma abbia gridato 'Allah akbar' prima di tremare".
Leggendo i titoli e le indignazioni prima di vedere le vignette, mi sono alquanto stupito, chiedendomi cos'altro avessero pubblicato gli artisti di Charlie Hebdo da creare tanto caos.
Poi ho visto la vignetta e mi è venuto subito in mente la storia del saggio che indica la luna e lo stolto guarda il dito.
Lungi da me dall'offendere tante persone definendole stolte, il problema è però evidente, quanto evidente il significato della vignetta posta sopra.
I vignettisti francesi ci hanno spiegato il senso della vignetta con una seconda, io vorrei dedicare qualche parola in più.
Come possiamo pensare che l'obiettivo delle vignette siano le vittime e non la denuncia di un sistema Italia che ha ancora una volta mangiato, dormito e tergiversato sul problema sismico e che piange dopo le vittime dell'ennesimo terremoto. Perché le vittime di L'Aquila non sono lontane, i danni sono ancora lì così come quelle emiliane.
Non è storia di millenni fa la mala gestione dei fondi che la provincia doveva utilizzare per la riqualificazione delle strutture e non solo la semplice riqualificazione oltre ai soccorsi arrivati in ritardo con tutto quello che ne è conseguito.
È tipico stile italiano quello di operare in questo modo, dagli anni 60 a oggi sono stati spesi oltre 110 miliardi per i lavori dopo terremoti, sebbene ne fossero bastati "solo" 40 per una messa in sicurezza del territorio.
Le vittime in Italia non le causa l'Isis, basta l'Italia stessa e gli italiani.
In queste vignette non vedo irrisione, non vedo dileggio, non c'è nulla da ridere, ma solo da cogliere il senso e pensare quanto il nostro sistema abbia le vittime sulla coscienza. è spiattelato il sistema italia in tutta la sua crudezza, il tipico piatto italiano che fa di una lasagna capace di ammazzare tanti bambini una scuola costruita solo pochi anni prima.
Guardando queste vignette sentiamo il soffocamento, come se avessimo ricevuto un pugno nello stomaco, perché è come se guardassimo noi stessi nello specchio.
Liberi di non farvi piacere le vignette, liberi di odiare Charlie Hebdo per la libertà che rappresenta e quello che produce, non siete obbligati a farvi piacere tutto questo.
Riprendo ancora un Daniele Luttazzi (quanto mi manchi Daniele...) nel 2007 che rispondeva alla domanda se c'erano degli argomenti su cui vietare a se stesso di fare battute.
No. Mi stupisco sempre quando qualcuno trova offensiva la battuta su un argomento scabroso e non si incazza per l’evento in sè. Non ho mai visto un monologo comico molestare bambini in sacrestia o bombardare popolazioni civili per prendersi il loro petrolio.
Indignatevi con chi volete, ma sappiate che la satira continuerà a esistere, che lo vogliate o meno. Poi pensare che un giornale satirico, anarchico in tutte le sue forme, possa rappresentare l'intera Francia, questo sì che è comico. Sarebbe più produttivo per il futuro indignarsi contro quel potere economico e politico che produce tutto queste vittime. Perché come dice l'eccellente vignetta di risposta alle critiche prodotta dal giornale, non sono le vignette ad aver fatto cadere le case, ma quella sabbia che mista a mattoni di edifici sulla carta antisismici, messa da chi non smette di mangiare sul futuro di un Paese che trema ed è ormai a pezzi
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