venerdì 8 gennaio 2016

Pensieri di inizio anno

Nel gennaio di un anno fa, la strage di Charlie Hebdo faceva precipitare la Francia e l'Europa tutta nel terrore del terrorismo. Alla fine del 2015, gli altri attentati di Parigi hanno confermato tutte le paure.
È in atto in Europa un processo di disgregamento sulla spinta delle paure e delle tensioni. Sempre più Stati chiudono le loro frontiere. Una delle più grandi conquiste dell'Europa unita, l'accordo di Schengen, è messo in serio pericolo dalle spinte alla chiusura dei singoli Paesi. Come se quel radicalismo che spinge tante persone alla violenza venisse dal di fuori e non dal di dentro. Si è scritto giustamente su Internazionale, più che radicalismo dell'Islam, siamo assistendo a un islamizzazione del radicalismo con l'addio alle ideologie.
Più che chiudersi, gli Stati dovrebbero aprirsi per capire le cause e i motivi di tale radicalizzazione della violenza, che non casualmente viene sempre da quartieri degradati e fasce di popolazione emarginata.
La classe politica attuale non è capace di trovare risposte, perché ostaggio della corporatocrazia che ha generato questo sistema omologante ed escludente.
La spinta radicale in questi contesti trova sempre una via di fuga nella violenza. Se priam c'era il terrorismo rosso o quello nero, oggi le classi povere, in buona parte dei Paesi europei, sono frutto di immigrazione di seconda o terza generazione. In questi contesti ormai l'unica fonte di risposta può essere una religione somministrata in forme dozzinali.

Gli strumenti per combattere questa deriva ci sono e la repressione lo ha già dimostrato, non è la risposta giusta.

Non è in atto una guerra di civiltà, ma solo una crisi del modello culturale occidentale, che come un parassita, ha bisogno di espandersi per trovare sfogo al proprio bisogno di consumi e risorse.

L'equilibrio si basa su una piramide fatto di desideri, sperequazioni e differenze, dove ricchezza e povertà sono agli opposti. 
Un lato può solo guardare l'altro che si sazia.

In ogni epoca si cerca nella la violenza, il modo di sovvertire uno stato di cose considerato ingiusto, cercando un obiettivo sublime per giustificare le atrocità commesse. 

Avviene anche oggi.
Non c'è nessuna guerra di civiltà in atto, la guerra è all'interno del nostro sistema di valori.

L'islam è solo il mezzo, non il fine.


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