La condanna al reintegro dei licenziati, apre un nuovo fronte per Almaviva contact che ha già annunciato ricorso contro la sentenza.
Grande riconoscimento per 153 dei 1666 ex lavoratori Almaviva Roma licenziati il 22 dicembre. Il giudice del lavoro di Roma Umberto Buonassisi ha condannato la società a reintegrare gli stessi lavoratori e a corrispondere loro, a titolo di risarcimento danni un'indennità, comprensiva degli interessi, pari agli stipendi maturati dal giorno del licenziamento fino alla reintegra. La decisione riguarda 153 lavoratori che avevano fatto ricorso, mentre per il 15 dicembre è attesa un'altra decisione che riguarda una novantina di persone.
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Un grande traguardo ottenuto dai lavoratori romani che dopo i licenziamenti di fine del 2016, che avevano complessivamente lasciato a casa 1.666 persone nello stabilimento di Roma. Il provvedimento può dirsi storico perché il giudice riconosce che nella procedura di licenziamento messa in atto "si risolve in una vera e propria illegittima discriminazione: chi non accetta di vedersi abbattere la retribuzione (a parità di orario e di mansioni) e lo stesso tfr, in spregio alle norme del codice civile e costituzionali ancora vigenti, viene licenziato e chi accetta viene invece salvato. Un messaggio davvero inquietante anche per il futuro che si traduce comunque in una condotta illegittima perché attribuisce valore decisivo ai fini della scelta dei lavoratori da licenziare, pur se tramite lo schermo dell'accordo sindacale, ad un fattore (il maggiore costo del personale di una certa sede rispetto ad altre) che per legge è invece del tutto irrilevante a questo fine."
La lotta per i diritti dei lavoratori sembra essere tornata di moda dopo le numerose misure da parte del governo nel voler svilire lavoro e diritti oltre ad azzerare qualsiasi potere contrattuale. D'altronde era chiaro dal comportamento del governo, sin da dopo i licenziamenti Almaviva, quando l'esecutivo si era limitato ad assecondare i piani della società e a investire circa 8 milioni di euro per cercare di ricollocare tutti i lavoratori Piano fino a ora non proprio riuscito, visto che l'Anpal non è riuscito a ricollocare ancora nessuno.
Almaviva Contact ha replicato all'ordinanza del giudice annunciando che "mantenendo ferma la convinzione del proprio corretto operato, darà ovviamente attuazione all'ordinanza, riammettendo i lavoratori presso le sedi disponibili, tenendo conto che il sito operativo di Roma è chiuso, ma la impugnerà immediatamente, al fine di revocarne gli effetti in tempi brevi".
La battaglia dei lavoratori romani non è ancora terminata quindi. Almaviva ha incassato il colpo, un altro dopo quello relativo al ritiro dei trasferimenti di 53 lavoratori della sede di Milano a Rende perché non era stata rinnovata una commessa, ma ha già annunciato battaglia. La sorte dei 153 e degli altri non è ancora segnata.
Ci si aspetta che questa sentenza possa dare seguito alla lotta dei lavoratori per difendere i diritti e far ritornare proprio quel tema sul tavolo del confronto per fare in modo che non siano sempre solo i lavoratori a pagare lo scotto più duro, soprattutto con il Jobs act.
Ma l'Italia si sa è sempre il Paese degli imprenditori bravi a fare impresa solo fin quando ci sono gli aiuti di stato.
In bocca al lupo ai lavoratori romani.
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