giovedì 4 dicembre 2014

L'addio alla politica tra astensionismo cosciente, corruzione e MafiaCapitale



Come saprete tutti, quello nel video è Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati, riconosciuto capo di quella che è ormai nota come "Mafia criminale". Una vera e propria mafia che,  tra corruzione e affari loschi, ha tenuto sotto scacco la Capitale.
Si è davanti alla quinta organizzazione criminale, in questo Paese che non riesce a farsi mancare proprio nulla nel limbo tra criminalità e corruzione?
Si scopre con le indagini un vero e proprio impero del crimine che prende spunto e origini dall'estrema destra romana per poi espandersi su tutto il panorama politico, indipendentemente dai colori-

A contare sono solo soldi e potere.



Carminati ne è il re, con un passato nei Nar e già esponente di spicco della Banda della Magliana.
Il boss ha acquisito sempre più potere con il trionfo della destra a Roma, tessendo e coltivando relazioni con la politica, proteggendo imprenditori e imponendo il suo potere.
Relazioni che poi si sono rinsaldate anche con il cambio dell'amministrazione locale nel 2013.
Destra o sinistra, immigrati o italiani è indifferente, non c'è colore (politico o di pelle) che tenga davanti agli affari e al denaro.
Poi c'è Riccardo Mancini,  finito in carcere per associazione mafiosa e sotto processo, per un’altra inchiesta di corruzione. Secondo la Procura, Mancini rappresenterebbe l'anello di congiunzione con la politica, il pubblico ufficiale che favorisce l’aggiudicazione di appalti e mantiene i rapporti con tutti.

Nell''intercettazione alla vigilia delle ultime elezioni comunali romane, Buzzi descriver il modus operandi abbastanza precisamente. Soldi e tangenti a tutti che rientravano in termini di introiti e affari aggiudicati con gli interessi. Il Luca citato è Luca Odevaine, ex vice capo di gabinetto con la giunta Veltroni e poi capo della polizia provinciale mette in mostra il giro d'affari.
I rapporti con la politica sono strettissimi, infatti, Mancini è stato il braccio destro di Alemanno, si è occupato della sua campagna elettorale come tesoriere e responsabile,  ed è sato nominato  amministratore delegato di Eur Spa nel luglio 2009.

In questo romanzo criminale che di letterario ha ben poco il sistema politico italiano ne esce distrutto.
Si chiede lo scioglimento del Comune di Roma per mafia.
Cosa che rappresenterebbe l'ennesimo smacco per l'immagine dell'Italia nel mondo, ma forse in questo momento l'immagine è da mettere in secondo piano.

Il primo ministro Renzi che si è da poco aggiudicato il successo parlamentare con l'approvazione del jobs act si è detto sconvolto da questa inchiesta che mostra il marcio che c'è all'interno del Pd romano.
Ha nominato Orfini commissario del partito nella capitale e cerca di tamponare l'emorragia politica portata da questo scandalo.
In tutto questo l'ennesima inchiesta mette ancora più in crisi la credibilità della politica italiana. Si è parlato tanto del problema dell'astensione, come se la causa di tutto fosse solo (in parte è vero) del disinteresse e della "ignoranza" volontaria di parte del popolo.
Renzi aveva quasi mostrato quasi indifferenza per i dati sul grande astensionismo godendosi la vittoria alle elezioni regionali in Emilia.
Volendo invece analizzare più approfonditamente quel dato si può dire che l'astensione non ha un significato univoco e non può essere considerata come semplice disaffezione al partito locale.
Quel dato così basso ha un significato nazionale. Non è semplice indifferenza o apatia politica, e+ una vera e propria sfiducia nei confronti della politica italiana in generale.
Se un tempo a spingere gli elettori al voto erano i colori dei partiti e le ideologie. Ora che in nome del pragmatismo politico  quei tradizionali aggregatori di idee non ci sono più viene fuori la pochezza sostanziale della politica italiana.
Non voglio dire con questo che sia giusto non andare a votare, oppure che abbiano ragione quelli che dicono che i poltici sono tutti uguali.
Sarebbe demagogoa mpm funzionale al ragionamento.
A essere messo in discussione è proprio quel valore che molti considerano sacro del voto come possibilità da parte dell'elettore di influire sulle decisioni politiche che si scelga o non si scelga il candidato direttamente.
Ha ancora senso andare a votare in un sistema che viene sintetizzato da questa foto?

Nell'immagine c'è di tutto, politici di entrambe le fazioni, faccendieri e criminali. Allo stesso tavolo.
Quello che lascia basiti è la nochalance con cui gli affari siano trasversali.


Ogni appartenenza ideologica è superata in nome del pragmatismo del business e del denaro.
Al bando la questione morale.

Il problema della corruzione è a tutte le latitudini nel nostro Paese. Non a caso siamo i primi in Europa per corruzione percepita secondo trasparency international.

In questo contesto come può una persona qualunque affidarsi sinceramente alla fiducia che il suo voto possa cambiare le cose.
Non c'è voto che tenga contro questo sistema.
Lo scollamento dalla realtà del mondo politico ha raggiunto livelli irrecuperabili.

Ecco perché parlare di semplice astensionismo sia riduttivo.
È un vero e proprio abbandono della poltica da parte della politica stessa. Si fanno affari e si sistemano persone.
Ai cittadini non resta che prenderne atto e adeguarsi per sopravvivere.
Fare come fanno tutti.
Senza più illusioni  e con la consapevolezza che nulla potrà mai cambiare i questo Paese.

È questo il pensiero che l'Italia ha meritato negli anni?

Davvero non c'è più speranza?

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