lunedì 30 maggio 2016

#Almaviva di nuovo al #Mise, sarà il giorno decisivo?

In partenza, ancora una volta, centinaia di giovani lavoratori diretti verso Roma per difendere un diritto.  Una Repubblica che ha nel primo articolo della Costituzione, il lavoro tra i diritti fondanti, minacciala stabilità della vita di persone che si sono già sentite tradite per la marea di illusioni e aspettative non mantenute e che ora si vedono infranta anche l'ultima promessa.
I tremila lavoratori di Almaviva che sono in pericolo, hanno un contratto a tempo indeterminato, che tra qualche giorno potrebbe essere carta straccia.
Il tempo indeterminato è finché dura.
Questi lavoratori presidieranno oggi il Mise, il Ministero dello Sviluppo Economico per urlare il proprio diritto a esistere.
Le persone lottano non per mantenere privilegi, non per difendere a tutti i costi il più bel posto di lavoro che ci sia, ma perché è la loro unica opportunità. Uno stipendio vicino alla sussistenza messo ancor più a rischio e in discussione da logiche aziendali legate a riduzioni di profitto.
Oggi al Mise ci sarà l'ultimo incontro tra azienda, sindacati e ministero, quello che dovrebbe decisivo per trovare unsa soluzione alla crisi Almaviva. Fino a ora le proposte governative si sono fermate a quelle che bocciate dai lavoratori e che non garantivano continuità tra gli ammortizzatori sociali proposti. Un continuo di instabilità per i lavoratori, che sono stanchi di continuare a vivere sul filo. Dall'altro lato ci sono i vertici aziendali fermi nelle loro posizioni.
Sullo sfondo un mercato, quello dei call center italiani, per tanti giovani unica occasione lavorativa, perchè lasciati per strada in un contesto prima drogato da incentivi statali e oa abbandonato, perso tra delocalizzazioni selvagge, aste al massimo ribasso e leggi non rispettate per salvaguardare l'occupazione in contesti martoriati.
Oggi centinaia di lavoratori saranno fuori al Mise per urlare il proprio diritto a esistere. Esistere non per concessione padronale o per gentile elargimento di ammortizzatori statali, ennesima droga di mercato capace di dare dipendenza agli imprenditori, incapaci di rischiare ma trasformatisi in "prenditori" di fondi pubblici e pronti a scappare in Albania o Romania alle prime avvisaglie o alla scadenza dei fondi previsti da miopi leggi statali.
Oggi quelle centinaia di lavoratori saranno lì a protestare a oltranza, nella speranza che non ci sia l'ennesimo inciucio tra azienda e Stato, con la silente complicità dei sindacati.
Perché qualsiasi ammortizzatore, senza la presa in carico di misure strutturali che contrastino realmente la fuga del lavoro in Italia e che responsabilizzino davvero i committenti, una delle cause principali della crisi.
Che ognuno si assuma le proprie responsabilità senza addossare tutta la crisi sulle spalle già martoriate dei lavoratori.
In bocca al lupo a tutti.
#AlmavivaNonSiTocca

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